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«La guerra non è mai una risposta alla violenza»

«La guerra non è mai una risposta alla violenza»

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Jacobin Italia pubblica un’intervista a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati.

La guerra non è mai una risposta alla violenza. Ma non c’era neppure una legittimità perché, rispettando il diritto sacrosanto di Israele di proteggersi, di proteggere il proprio territorio e i propri cittadini, non c’era legittimità di condurre una guerra contro la popolazione che Israele mantiene sotto occupazione belligerante da cinquantasei anni. Perché Gaza è ancora occupata, benché questa cosa fatichi a essere capita in Italia: da Gaza i palestinesi non possono uscire e Israele controlla acqua e luce. Adesso Gaza è distrutta e si capiva fin dai primi giorni dell’operazione militare che sarebbe successo: Netanyahu disse che ci sarebbe stata una risposta che avrebbe cambiato la faccia del Medio Oriente per generazioni. Lo sta facendo, lo ha fatto. Il rischio è un’altra Nakba, un altro sfollamento forzato dei palestinesi, non si sa dove e come. È chiaro che ci vorranno anni per ricostruire Gaza. E mentre parliamo – prima e dopo la tregua – Israele continua a bombardare queste persone: ho visto le foto delle scuole di Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, bombardate, degli ospedali bombardati e assediati, di palestinesi catturati e tenuti prigionieri nelle scuole di Unrwa. Sono cose violentissime e le immagini di Gaza trasfigurata continueranno a riecheggiare per anni mostrando quanta disumanità c’è stata non solo da parte dell’esercito israeliano, ma di chi questa guerra non ha voluto fermarla.

 


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