Il Sole 24 Ore illustra il percorso parlamentare sulla legge sul suicidio assistito. La Camera ha approvato l’articolo 2, considerato il «pilastro» della normativa, con una modifica che prevede che che possa bastare il certificato medico del medico curante o di uno specialista per accedere al suicidio assistito.
«Si intende per morte volontaria medicalmente assistita – si legge nell’articolo – il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale, in esito al percorso disciplinato dalle norme della presente legge, si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale».
Questo «atto deve essere il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere». La norma prevede inoltre che «le strutture del Servizio sanitario nazionale operino nel rispetto dei seguenti princìpi fondamentali: a) tutela della dignità e dell’autonomia del malato; b) tutela della qualità della vita fino al suo termine; c) adeguato sostegno sanitario, psicologico e socio-assistenziale alla persona malata e alla famiglia»
Potrà essere certificata dal medico curante o da uno specialista la patologia «irreversibile e con prognosi infausta» che cagioni «sofferenze fisiche e psicologiche che la persona trova assolutamente intollerabili per accedere alla morte volontaria medicamente assistita».
L’emendamento di Cecconi (MAIE) prevede che le «sofferenze fisiche e psicologiche» possano essere asseverate non solo da uno specialista, ma anche dal medico curante. Altri emendamenti che prevedevano l’allargamento del perimetro della legge dal suicidio assistito all’eutanasia sono stati respinti con votazione segreta.
Per ora l’iter si legge sul «blocco giallo-rosso», più consistente alla Camera che al Senato.
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