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La rivolta delle piccinine

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L’Unione Femminile Nazionale riprende una tesi di laurea magistrale di Andreas Zangardi che racconta la protesta delle “piccinine” svoltasi nel 1902, nel periodo della costituzione della Camera del lavoro di Milano e della nascita dell’Unione femminile.

Nel 1902, a Milano, si verificò uno sciopero particolare: quello delle “piscinine”. Queste giovani apprendiste sarte e modiste, con età compresa tra i 6 e i 15 anni, lavoravano senza alcuna tutela. Durante lo sciopero le giovani manifestanti attraversarono le strade di Milano, cantando l’Inno dei lavoratori e cercando di coinvolgere altre lavoratrici, sollecitando le “crumire” a unirsi alla protesta. L’Unione femminile di Milano fu uno dei principali sostenitori di queste giovani scioperanti.

Le “piscinine” erano apprendiste sarte e modiste fra i 6 e i 15 anni, figure caratteristiche della Milano tra Otto e Novecento che percorrevano la città per consegnare vestiti su misura dagli opifici tessili. Al pari di molte altre bambine e bambini, ragazzi e ragazze che lavoravano senza tutela sia nelle campagne che nella vorticosa industrializzazione della città, le “piscinine” non avevano quel “diritto al gioco” riconosciuto solo nel 1989 dalla  Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia.

Nonostante la mancanza di tracce ufficiali negli archivi, i giornali dell’epoca ne parlarono abbondantemente.
Archivissima propone un podcast sull’argomento:

Le piscinine, bambine tra i 7 e i 13 anni assunte come apprendiste nei negozi di moda milanesi, sono le protagoniste dei documenti che presentiamo. Non imparavano in realtà il mestiere ma erano impiegate in servizi domestici, commissioni e consegne alle clienti, anche di pacchi che superavano i 10 kg. Lavoravano dalle 11 alle 14 ore al giorno, per una paga quotidiana tra i 20 e i 35 centesimi.

Un ricordo di quelle giornate è disponibile sul blog Storia Minuta, che narra di queste 250 bambine e ragazze che lottavano per i loro diritti:

Già a sei anni molte bambine in un’Italia in cui il lavoro minorile era prassi si affacciavano al mondo del tessile con diverse mansioni. Una delle più abituali nel capoluogo lombardo era quella di portare a mano i vestiti su misura già confezionati nei quartieri della città. Le paghe giornaliere non superavano i 35 centesimi e il peso dello scatolone contenente i capi da consegnare variava in base agli ordini quotidiani. Questo lavoro spesso si aggiungeva ad altri già realizzati all’interno dei laboratori di sartoria o addirittura nelle case private dei datori di lavoro. Insomma un apprendistato totalmente irregolare, dove non esistevano ferie, straordinari e mancavano i diritti più elementari. Per cambiare questa situazione 250 bambine e ragazzine, tra i sei e i quattordici anni, cominciarono la loro lotta partendo alle sette di mattina da Piazza Camposanto e passando davanti agli stabilimenti tessili, urlando slogan contro il padronato e invitando le colleghe allo sciopero.

L’Officina dello storico descrive il contributo alla protesta da parte dell’Unione Femminile che aiutò queste bambine-lavoratrici durante e dopo lo sciopero che durò dieci giorni:

Fin dagli inizi della protesta l’Unione femminile aprì la sua casa alle piscinine istituendo per loro un’associazione per piccole lavoratrici chiamata La Fraterna, i cui scopi erano solidarietà, previdenza e istruzione, a cui fu annessa una scuola di disegno professionale diretta dal pittore e insegnante di Brera Giuseppe Mentessi. Inoltre, ogni domenica pomeriggio, le bambine potevano frequentare corsi di canto, lettura, ginnastica, calligrafia ed economia domestica. La forza della protesta delle bambine lavoratrici era riuscita a trasformarsi nella creazione di uno spazio apposito per loro, dove studiare e crescere, tutelate e accolte dalla ospitale casa dell’Unione femminile.

Il romanzo di Silvia Montemurro “La piccinina” racconta la storia di Nora e della protesta di queste piccole lavoratrici:

Il personaggio di Nora nasce dalla fascinazione scaturita dal ritratto La piscinina di Emilio Longoni, pittore divisionista che poi verrà bollato come difensore degli anarchici e che Montemurro trasforma in personaggio chiave del romanzo. Una commovente storia di amicizie e di amori si svolge mentre, in una Milano povera e scossa dalle agitazioni popolari, Nora organizzerà il primo sciopero femminile di minorenni, le piscinine, bambine e adolescenti sfruttate nel mondo delle modiste, sarte e opifici tessili.


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