Daniel Finn su Jacobin propone un’intervista a Fabien Escalona sulla politica di Mitterand, la svolta dal socialismo al neoliberismo e la conseguente uscita di scena dei socialisti.
L’articolo inizia con un breve amarcord:
La Francia è stato uno degli ultimi paesi dell’Europa occidentale ad eleggere un governo socialdemocratico dopo la guerra. Quando François Mitterrand divenne presidente del paese nel 1981, istituì il Parti Socialiste (PS) come regolare partito di governo. Per i successivi trentasei anni, i socialisti francesi si sono alternati in carica con i loro rivali conservatori.
Oggi la situazione per il PS è diastrosa: dopo la terribile esperienza di Benoît Hamon (quinto posto alle ultime elezioni presidenziali), nemmeno Anne Hidalgo sembra capace di fermare il declino.
La storia del PS è strettamente legata ai partiti del comunismo europeo, e alla fatica nel differenziarsi da quest’ultimo pur volendo attirare il consenso delle classi operaie (in un sistema che dopo il ’58 aveva visto accrescere la centralità del Presidente). L’uomo di Colombo per vincere fu proposto da Mitterand: critica al gollismo, attenzione ai temi sociali, fare incetta di voti a sinistra nel secondo turno.
La favola si rompe nel 1981: a fronte di numerose riforme dal punto di vista dei diritti civili (per le persone omosessuali, per l’abolizione della pena di morte, etc.) il programma economico del PS deve essere annacquato per pressione dei mercati e dello SME (Sistema Monetario Europeo, antesignano dell’Euro). Secondo Escalona questo cambio di direzione è stato accompagnato da una generosa spesa pubblica, ma non è bastato.
Negli anni successivi, fino ad arrivare al 2000, i temi securitari si fanno sempre più importanti; il PS non ha mai convinto gli elettori su questo punto. Il canto del cigno arriva con Hollande: sua la proposta di riforma costituzionale per revocare la cittadinanza ai francesi condannati per terrorismo (ritirata) e sue le sue ambizione riforme del mercato del lavoro. La «coalizione elettorale» che sosteneva il PS si sfalda e lascia il campo a Macron. Le prospettive per il futuro non sono rosee, ma rimane un lume di speranza:
Devo dire che quando si intervistano i francesi sui loro valori e le loro aspettative — non solo su questioni economiche ma anche su questioni culturali o ecologiche — sembra esserci un terreno fertile per idee di sinistra e persino radicali. Il problema principale sta nei partiti attuali e nei loro leader: forse è un po’ ingiusto metterla così, ma è vero. Abbiamo un vero problema di offerta politica, più che di domanda politica, nella sinistra francese. Anche cinque anni dopo il disastroso mandato di Hollande, il periodo di ricostruzione necessario potrebbe essere lungo.
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