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La vita nell’esercito romano

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Partendo dalle lettere inviate a casa da un legionario, l’articolo del British Museum ci racconta gli aspetti salienti della vita dei soldati nell’esercito romano, dall’ arruolamento ai diversi ranghi, dalle armature all’educazione al pensionamento. E ci permette anche oggi di pensare all’Impero Romano, se per caso vi era sfuggito.

Attraverso le sue lettere l’articolo segue la vita del cittadino Claudius Terentianus, dal suo fallito tentativo di unirsi alle legioni nel 110 D.C., ai suoi problemi di integrazione, le richieste di trasferimento, essere assegnato al fronte orientale nella guerra di Traiano con la Partia (oggi corrispondente al nord-est dell’Iran), riuscire infine a diventare un legionario e sopravvivere fino al pensionamento.

Con i giusti contatti i soldati potevano essere trasferiti a reggimenti con stipendi migliori e attività meno usuranti, come quello della cavalleria ausiliaria, oppure al ruolo di portabandiera, che aveva una paga doppia del normale soldato ma doveva avere un minimo di cultura, dovendo tenere la contabilità del battaglione. I centurioni, il ruolo più alto raggiungibile dai comuni cittadini, guadagnavano una paga da 15 a 60 volte più alta.

L’impero incentivava i cittadini a diventare soldati, ricevendo uno stipendio regolare ed una pensione pari ad un decennio di paga. Circa il 50% dei soldati sopravviveva alle malattie ed alle battaglie raggiungendo la pensione. Gli schiavi ed i nati liberi avevano uno stipendio inferiore, ma dopo 25 anni acquisivano la cittadinanza romana, insieme ai loro familiari.


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