Gianluca Falanga, storico e ricercatore, dedica un articolo su Spazio70 alla permanenza dell’Armata Rossa nella Berlino del Muro. L’articolo parte dal ricordo dell’ultima parata delle truppe oramai ex sovietiche a Berlino il 31/08/1994, per ricostruire a grandi linee la vita dei soldati sovietici nella DDR e le poche e difficili relazioni tra questi e la popolazione locale.
I soldati sovietici, per la stragrande maggioranza di leva (la ferma era di tre anni, poi ridotta a due), conducevano una vita separata, letteralmente segregati nelle quasi 300 basi e caserme disseminate sul territorio della DDR , sottoposti a una marziale disciplina disumanizzante. La naja sovietica era durissima, non ultimo per il selvaggio regime di nonnismo (dedovščina) che la rendeva insostenibile per tante reclute, spinte al suicidio dalle sistematiche violenze dei commilitoni. Al regime repressivo nelle caserme si aggiungevano il rancio pessimo, le cure mediche di bassa qualità, l’insufficiente sicurezza sul lavoro e durante le esercitazioni. Ogni anno, stando a fonti tedesche (quelle sovietiche sono ancora sotto segreto), perdevano la vita circa 4000 soldati a causa di incidenti, violenze e suicidi per disperazione.
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