L’assassinio di Charlie Kirk è e significa tante cose. Ma, per quanto riguarda la stretta prospettiva di questa newsletter, rappresenta anche l’incapacità di capire e soprattutto di spiegare alcuni fenomeni e accadimenti socio-politico-culturali, senza tenere conto di decenni di culture e sottoculture internet.
Ci sarà tempo per approfondire di più, forse, i moventi e i percorsi che hanno condotto Tyler Robinson, il presunto assassino di Kirk, a fare quello che ha fatto. Tuttavia, l’immediatezza della cronaca, per quanto limitata dall’assenza di informazioni decisive, si è scontrata anche con la difficoltà di molti media mainstream nel raccontare i fatti senza rischiare di farli travisare. Perché a volte il mero racconto dei fatti è insufficiente e quindi fuorviante, se non si entra nel merito dei dettagli. E tuttavia, i dettagli di un mondo digitale complesso e culturalmente stratificato sono difficili da far digerire a un pubblico di massa, di età e formazioni distanti (o così a volte pensa chi fa informazione. Già pensarlo però è un passo successivo rispetto a chi nei media neppure ne ha contezza, di quel mondo).
Ci ha provato, a navigare in queste acque difficili, il NYT, che non a caso ha mobiliato in un solo articolo alcune delle sue firme più esperte di cultura digitale, toccando temi che già venivano sviscerati su TikTok e altri social media, o ripresi da semplici commentatori online che hanno inondato di risposte le prime ricostruzioni giornalistiche.
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