Tutti i partner internazionali che da quasi dieci anni vedono in Berlino la capitale non solo economica ma politica d’Europa hanno ora capito che quella di Angela Merkel è una barca che rischia di affondare a breve e ne hanno tratto le conseguenze. Il primo pensiero va alla Russia. La Germania, che da sempre ha una tradizione di dialogo (e di dipendenza energetica) con Mosca si è fatta inopinatamente schiacciare dai partner anglosassoni e dalla Nato su una posizione sempre più punitiva e sanzionatoria a seguito dei fatti in Ucraina. Questa posizione oltre a causare un danno per l’export tedesco di diversi miliardi di euro ha portato una crescente distanza con il Cremlino che non è stata colmata dal vertice bilaterale di Sochi del mese scorso. Altro fronte per la diplomazia tedesca è quello statunitense. La decisione di Donald Trump di imporre sanzioni all’Unione Europea è diretta, per ammissione dello stesso presidente, alla sola Germania, la quale produce l’acciaio e le macchine che portano costantemente in negativo la bilancia commerciale a stille e strisce e che da anni preoccupano la Casa Bianca.
Immagine: Wikimedia Commons
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