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L’austerità tra Germania e Italia

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Su suggerimento di @Yoghi e @Roberto il Guiscardo.

Qualche settimana fa il New York Times parlava della possibilità, per l’Europa, di lasciarsi alle spalle le sue politiche di austerità. Facendo questo additava la Germania come la nazione più restia a cambiare approccio.

In the clearest sign of this shift, the heavily indebted Italy is increasingly inclined to challenge Germany — the guardian of austerity — to loosen European purse strings. […] The European Union maintains rules limiting budget deficits and public debt burdens. Countries that exceed the limits are subject to negotiations over the consequences.

To Germany, those rules are immutable (unless Germany is the one asking for some slack). The German economic view, analysts say, is dominated by moralistic judgments and a grave fear of inflation. Deficits reflect weakness of will and undermine the value of money. Prosperity comes from discipline and sacrifice.

In questo scenario, per il New York Times, è l’Italia ad essere lo “sfidante” maggiore, avendo accusato la Germania di mettere a repentaglio gli interessi europei. Queste accuse si sono ripetute di nuovo:

A Bratislava, Matteo Renzi ha fatto riferimento all’avanzo sbagliato – quello commerciale – al posto di quello giusto – le partite correnti – ma ha messo il dito in una vera piaga, l’eccessivo avanzo della Germania. Il presidente del Consiglio avrebbe anche potuto calcare la mano, sottolineando che dal 2008 tutti gli altri paesi del G20 che deviavano troppo dall’equilibrio, in un senso o nell’altro, hanno fatto sforzi considerevoli.

Questo articolo de lavoce.info analizza a questo riguardo gli squilibri commerciali che hanno per protagonista la Germania, con un confronto con la realtà cinese che invece sembra essere in una fase di correzione dei propri squilibri.

 

Immagine di Friedrich Overbeck. Pubblico dominio, via Wikimedia Commons


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