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Le armi chimiche e la nascita della chemioterapia

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La parola greca pharmakon può indicare, allo stesso modo, un veleno o una medicina. E, forse, non esiste esempio più calzante di questo apparente ossimoro che la storia dei primi farmaci chemioterapici, figli di una delle tecnologie più terrificanti mai sviluppate dall’umanità e di uno dei più tragici disastri della storia italiana.

Sarah Everts, su Chemical & Engineering News, in un interessante long form ci porta a ripercorrere la tragica storia dell’utilizzo bellico dei gas tossici e tratteggia un ritratto di Fritz Haber, il “padre” delle armi chimiche moderne.

Even though poison gas was not an efficient killing weapon on WWI battlefields, its adoption set a precedent for using chemicals to murder en masse. In the past century, poison gas has killed millions of civilians around the world: commuters on the Tokyo subway, anti-government demonstrators in Syria, and those incarcerated in Third Reich concentration camps, including some of Haber’s own family. Haber and his colleagues had as much control over their new weapon as they had control over the wind that blew chlorine across no-man’s-land on April 22, 1915.

La Prima Guerra Mondiale segna l’inizio di una nuova epoca nella guerra chimica. Durante la guerra i contendenti utilizzarono più di 50 agenti chimici distinti, dai gas lacrimogeni a veri killer come il fosgene, il cloro e il gas mostarda, responsabili di 1,3 milioni di feriti e 90-100mila morti. In questa tragedia nella tragedia, la parte del leone la fece il famigerato gas mostarda. Introdotto dai tedeschi nel 1917, il gas mostarda si presenta come un liquido oleoso, dal caratteristico odore di aglio o rafano, e con effetti terrificanti sull’organismo umano.

As gas mask technology improved, both sides got better at surviving onslaughts of poison-filled artillery shells, and once again the two sides hit a stalemate. That is, until the summer of 1917, when Germany introduced mustard gas. Within a year, the Allies were also deploying the poison. Soon known as the “king of the battle gases,” mustard gas is actually an oily liquid that can pass through leather, rubber, and most textiles. This liquid produces a toxic vapor that goes beyond hurting the eyes, nose, throat, and lungs, which are the standard gas target areas that can be protected with a mask. Mustard gas also attacks the skin. And it has a delayed reaction.

“The effects did not become apparent for up to 12 hours,” wrote John Ellis in Eye-Deep in Hell: Trench Warfare in World War I. “But then it began to rot the body, within and without. The skin blistered, the eyes became extremely painful and nausea and vomiting began. Worse, the gas attacked the bronchial tubes, stripping off the mucous membrane. The pain was almost beyond endurance and in most cases [victims] had to be strapped to their beds”

Il gas mostarda, inoltre, è in grado di persistere molto a lungo nell’ambiente e sugli abiti, contaminando anche operatori di soccorso e gli ambienti ospedalieri. Il gas mostarda sarebbe diventato non solo il principale resonsabile delle morti da intossicazione da gas durante la guerra, ma, soprattutto, lasciò una scia di indicibili sofferenze negli intossicati, che spesso impiegavano mesi o anni per riprendersi.

Gli orrori degli effetti del gas mostarda furono tra i principali argomenti utilizzati per cercare di rendere illegale l’utilizzo bellico delle armi chimiche. Tuttavia, quando scoppia una nova guerra europea, nel 1939, tutti i belligeranti faranno in modo di trovarsi pronti ad un’eventuale ripresa delle guerra chimica. Per questo motivo, nel dicembre 1943, un mercantile americano, all’ancora nel porto di Bari, conservava, nella massima segretezza, più di 2000 proiettili d’artiglieria pieni di gas mostarda. In uno dei più grandi disastri della storia italiana, il 2 dicembre la Luftwaffe attaccò il porto di Bari, facendo esplodere la nave che conteneva le armi chimiche. L’assoluta segretezza del carico e gli effetti ritardati del gas mostarda impedirono un’efficace trattamento dei sopravvissuti. Il risultato furono più di 1000 morti alleati e centinaia di feriti che, dopo essere stati per ore a contatto con il gas mostarda nell’acqua o nei vestiti contaminati, affollano gli ospedali con terrificanti bruciature e vesciche sulla pelle.

Eisenhower e Churchill decisero di tenere la vicenda sotto il massimo segreto, per evitare di rendere nota la presenza di armi chimiche, ed inviarono sul posto un giovane medico esperto in armi chimiche, il tenente colonnello Stewart Francis Alexander. Alexander identificò rapidamente la causa delle intossicazioni e, per motivi politici, il suo report con le osservazioni fu immediatamente secretato. Tuttavia, una copia raggiunse il Chemical Warfare Service americano e fu l’inizio di una nuova, incredibile storia.

Alexander aveva già identificato, in esperimenti sui topi, che agenti simili al gas mostarda avessero effetti sulla riproduzione dei globuli bianchi. Nelle sue osservazioni sulle vittime di Bari, Alexander poté confermare questi effetti. Il capo del Chemical Warfare Service, Cornelius Rhoads, fu estremamente colpito da questi report e, sulla base della propria esperienza clinica nell’anteguerra, comincia a chiedersi se il gas mostarda non potesse essere utilizzato, in dosi controllate, per interferire con la crescita dei tumori. In questo, il lavoro di Alexander confermava studi già in corso all’università di Yale.

Pochi mesi prima, Alfred Gilman e Lous Goodman, a Yale, avevano cominciato a studiare l’uso di un composto chimico simile al gas mostarda. Gli esperimenti nei topi e nei conigli avevano dimostrato un’eccezionale capacità terapeutica contro linfoma e linfosarcoma. Pur con numerosissime incognite, il gruppo decise di passare alla sperimentzione umana, su un paziente considerato terminale. I risultati furono più che incoraggianti, quasi miracolosi: al termine del ciclo di somministrazione il tumore dell’uomo era completamente sparito. Purtroppo, qualche tempo dopo il termine del trattamento, il tumore ebbe una grave recidiva, ma ormai la strada era aperta.

Alla fine della guerra, Rhoads si dedicò ad approfondire e consolidare i risultati raggiunti. Nel giro di pochi anni, grazie anche al suo lavoro, furono compresi i meccanismi di azione del gas mostarda e furono sintetizzati numerosi altri composti simili, assieme alla definizione dei protocolli terapeutici. Un’intera, nuova branca della medicina era nata.

In 1949, Mustargen (mechlorethamine) became the first experimental chemotherapeutic drug approved by the FDA and was used successfully to treat non-Hodgkin’s lymphoma. This triumph galvanized the search for other chemical agents that specifically targeted malignant cells but spared normal ones, leading the American Cancer Society to credit the Bari disaster with initiating “the age of cancer chemotherapy.”


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