A cura di @Humu
Programmare computer è di solito considerato un lavoro maschile, ma non è sempre stato così: la storia dell’informatica è costellata di figure femminili che ne hanno scritto alcuni dei capitoli più fondamentali.
Linkiesta narra la storia di Ada Lovelace, la donna che nel 1843 capì, prima di tutti, le vere potenzialità della macchina analitica di Charles Babbage ovvero la possibilità di manipolare non solo semplici numeri, ma simboli.
Edward Pickering, direttore dell’Osservatorio di Harvard, impiegò dal 1877 al 1919 più di 80 donne per analizzare foto astronomiche: il suo gruppo di lavoro veniva chiamato “l’harem di Pickering” o “i computer di Pickering”. Una di queste donne, Annie Cannon, perfezionò un sistema di classificazione spettrale delle stelle ancora in uso, conosciuto però come classificazione di Harvard.
Lo Smithsonian Magazine racconta la loro storia.
Una bella mostra digitale con foto, testimonianze e documentazione d’epoca illustra il lavoro delle donne di Bletchley Park, che giocarono un ruolo fondamentale nella guerra crittografica fra Asse e Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un articolo su NPR parla invece di Jean Jennings Bartik, che insieme ad altre cinque matematiche scrisse programmi per ENIAC (uno dei primi computer general-purpose), e di Grace Hopper, che creò il primo compilatore della storia e partecipò allo sviluppo di COBOL.
Robert Martin, sul suo blog, prova a teorizzare il motivo per cui fra gli anni ’60 e ’70 la programmazione di computer si trasformò da lavoro femminile a lavoro maschile.
Image courtesy of the Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics via wikimedia commons
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