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Le prime rivoluzioni della Generazione Z

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L’estate del 2024 è stato un momento di grande fermento sociale in alcuni paesi che si potrebbero definire ai margini del mondo, specie visti dalle lenti dei media occidentali. Tuttavia non per questo ciò che è avvenuto in questi luoghi di recente è qualcosa di irrilevante e, come scrive Insideover, questi fenomeni hanno anche un risvolto generazionale.

In Kenya e in Bangladesh la popolazione si è rivoltata contro i governi costituiti e le istituzioni, non solo per impedire nuovi leggi ingiuste, ma per condurre il paese in una direzione più egalitaria e democratica.

Insiderover pubblica un commento di Mauro Indelicato che pone enfasi sulla novità dell’aspetto generazionale di questi movimenti, animati dalle voci e dalle forze dei giovani delle Generazione Z, che finalmente si affaccia al mondo. In Kenya i giovani in piazza hanno chiesto, al pari di come avviene in altre parti del mondo, meno tasse e maggiore trasparenza:

In nome di un miglioramento della qualità della vita e della ricostruzione di una fragile democrazia keniana. Si tratta di un quadro ben diverso dalle lotte in cui sono cadute le passate generazioni del Kenya, le quali invece hanno avuto come filo conduttore rivendicazioni di natura etnica e hanno riguardato soprattutto le campagne.

Le rivoluzioni di oggi sono figlie dei nuovi legami sociali nati nelle città, in quelle metropoli come Nairobi per l’appunto dove una rapida urbanizzazione ha portato a problemi economici e ambientali molto gravi ma, al tempo stesso, ha avviato una fase di rapido cambiamento. I figli di chi si è spostato in città tra gli anni ’90 e 2000 vivono le dinamiche urbane e, nella maggior parte dei casi, hanno dimenticato i contesti riguardanti il villaggio, la tribù o l’etnia di provenienza. “Non è più l’Africa delle tribù e dei capi villaggio – ha scritto su RivistaAfrica alcuni anni fa il compianto giornalista Raffaele Masto – negli slum si stanno sviluppando legami di grande interesse”. Il Kenya può allora rappresentare un esempio o un’anticipazione del futuro di un’Africa diversa, in grado di farsi strada all’ombra dei grattaceli delle sue metropoli e nel buio dei vicoli più sperduti delle sue periferie.


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