La caccia alle balene è stata una delle attività più redditizie e pericolose della prima parte dell’età moderna. Michele Gamba in un video, pubblicato sul canale youtube Storico, parla dell’era della caccia alle balene nel periodo compreso tra il 1700 e il 1900.
Michele Gamba nel video spiega cosa significava essere un baleniere, i motivi dell’aumento di questa pratica e del suo declino, seguendo le esplorazioni dei pescatori in cerca dell’olio di balena.
La caccia alle balene è un’attività che, pur avendo molti antichi antecedenti, è entrata nella sua età dell’oro solo nel Settecento, a causa delle esigenze di lubrificanti generata dal massiccio uso di oli nelle fabbriche della prima rivoluzione industriale e che si potevano ottenere dal corpo dei cetacei. L’olio che si otteneva facendo sciogliere il grasso sotto cutaneo che i cetacei avevano per proteggersi dal freddo veniva utilizzato anche per l’illuminazione. In seguito la diffusione del gas e del petrolio farà venire meno gran parte della domanda di tale olio.
Per chi preferisse leggere, il National Geographic presenta una breve storia della caccia alle balene, con un accenno anche alla situazione attuale. L’IWC è stata fondata nel 1946 come organismo globale responsabile della gestione della caccia e della conservazione delle balene. Oggi l’IWC conta ottantotto Paesi membri. Il mandato non è cambiato, ma esistono molte nuove preoccupazioni per la conservazione e il programma di lavoro dell’IWC ora include anche catture accidentali e impigliamenti, impatti con navi, rumore oceanico, inquinamento e detriti e osservazione sostenibile delle balene.
Gli scienziati stimano che esistano circa novanta specie di cetacei. Questo gruppo distintivo e carismatico comprende l’animale più grande che sia mai esistito e il mammifero più longevo. Alcune specie di cetacei dimostrano metodi di comunicazione altamente sviluppati, tra cui “canzoni” lunghe e complesse, mentre altre navigano e localizzano le loro prede tramite ecolocalizzazione, generando le proprie onde sonore. I cetacei si dividono in specie dentate (note come Odontoceti) o specie di fanoni (note come Mysticeti). Alcune specie dentate hanno file di denti superiori e inferiori, alcune hanno denti solo sulla mascella inferiore e il narvalo ha un singolo dente lungo che di solito è considerato una zanna. Esistono circa 70 specie di cetacei dentati. Questi includono le orche, tutte le specie di delfini e focene, e il capodoglio, l’unica specie dentata di grande balena. Al contrario, le balene non hanno denti. Filtrano e si alimentano “setacciando” piccoli organismi marini come il krill attraverso placche frangiate di fanoni. Come le nostre unghie e i nostri capelli, i fanoni sono costituiti da una proteina chiamata cheratina. Ad eccezione dei capodogli, tutte le specie di balene di grandi dimensioni sono filtratrici.
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