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L’evoluzione dell’iperrealismo

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Un articolo di Emma Taggart, non recentissimo ma interessante, sulle pagine di My Modern Met cerca di spiegare l’evoluzione di un movimento artistico come l’iperrealismo, i cui esponenti si servono di tecniche fotografiche per riprodurre la realtà nelle proprie tele e nelle proprie sculture. Lavori che risultano estremamente fedeli all’originale fin nei più piccoli particolari con una ricerca minuziosa di perfezione tecnica.

Come per ogni movimento artistico, l’evoluzione dell’Iperrealismo può essere raccontata solo in relazione agli altri stili artistici influenti che lo hanno preceduto. L’Iperrealismo affonda le sue radici nel Fotorealismo, e prima ancora nel Realismo, condividendo molti degli stessi tratti artistici, ma anche attraverso il proprio stile individuale distinto. L’ascesa dell’iperrealismo è correlata allo sviluppo della fotografia. Mentre alcuni realisti della fine del 1800 si sentivano minacciati dal nuovo mezzo, i fotorealisti americani degli anni ‘1960 e ’70 cercavano di immortalare le immagini fotografiche catturandone fedelmente la precisione e i dettagli in dipinti e disegni realistici. All’inizio degli anni 2000, gli iperrealisti hanno utilizzato i progressi della fotografia ad alta definizione come punto di partenza per esprimere false realtà che continuano a stupire gli amanti dell’arte di tutto il mondo.

Emma Taggart fa risalire le origini del Realismo verso il 1859, quando in Francia si abbandonò lo stile romantico per cercare di raffigurare la realtà quotidiana, una vera rivoluzione per l’epoca. In seguito anche in altri paesi questa corrente pittorica iniziò a prendere piede.

Pionieri realisti come Gustave Courbet, Jean-François Millet e Jean-Baptiste-Camille Corot dipinsero ambienti ordinari, con persone comuni impegnate in attività ordinarie. Uno dei dipinti più famosi del realismo, Le spigolatrici (Des glaneuses) di Jean-François Millet, raffigura tre contadine che raccolgono il grano avanzato da un campo di grano dopo il raccolto.

Il fotorealismo nasce invece negli Stati Uniti d’America alla fine degli anni sessanta, anche come reazione al dilagare delle immagini sui media:

Il fotorealismo è un genere artistico in cui gli artisti tentano di riprodurre una fotografia nel modo più realistico possibile. Come reazione all’espressionismo astratto, il termine è applicato principalmente al lavoro degli artisti americani durante la fine degli anni ‘1960 e l’inizio degli anni ‘1970. Il fotorealismo, insieme alla Pop Art, erano movimenti reazionari derivanti dalla schiacciante abbondanza di mezzi fotografici. Verso la metà del XX secolo le immagini fotografiche erano così diffuse nella società, che il mezzo minacciava di ridurre il potere delle immagini nell’arte tradizionale. Tuttavia, mentre gli artisti pop sottolineavano principalmente l’assurdità dell’immaginario commerciale, i fotorealisti cercavano di rivendicare e celebrare il valore di un’immagine.

L’iperrealismo usa invece le fotografie per creare una nuova realtà simulata, resa con dettagli che non esistono nell’immagine originale:

Texture, superfici, effetti di luce e ombre sono dipinti, dando vita a un’arte che appare tridimensionale e tangibile. ⁝
L’iperrealismo è un movimento artistico relativamente nuovo che ha avuto inizio nei primi anni ’70. Ha preso il suo nome nel 1973, quando il mercante d’arte belga Isy Brachot ha realizzato L’hyperréalisme. Era il titolo di una delle sue principali mostre nella sua galleria di Bruxelles, che presentava opere di fotorealisti americani, come Ralph Goings e Chuck Close. Basandosi sul lavoro dei fotorealisti, il movimento artistico dell’Iperrealismo si è rapidamente evoluto nei primi anni 2000 insieme alla tecnologia. Questi artisti sono stati in grado, e continuano a farlo, di ottenere l’illusione di fotografie nitide e ad alta definizione grazie ai progressi dei computer, dell’imaging digitale e del software.

Artmajeur Magazine, in un articolo intitolato «L’Iperrealismo contro ogni pregiudizio» a firma Olimpia Gaia Martinelli, cerca in una breve riflessione di delineare questa corrente artistica da un punto di vista storico e critico.

L’Iperrealismo è una tipologia di ricerca artistica relativamente giovane, nata principalmente con la finalità di creare illusioni, aventi lo scopo di migliorare e valorizzare la realtà che ci circonda. Infatti, l’operato degli artisti di questo genere supera le qualità del puro realismo fotografico, mettendo in risalto dettagli vivi, intensi e spesso trascurati, della nostra realtà quotidiana. Perseguendo tale obiettivo gli esponenti dell’Iperrealismo giocano con l’intensità del colore, dell’illuminazione, del contrasto e della nitidezza, generando rappresentazioni più vivide di ciò che è semplicemente riscontrabile ad occhio nudo. Quanto appena affermato è la principale caratteristica che separa il suddetto genere dal suo predecessore più naturalistico, ovvero il fotorealismo. Per quanto riguarda le tecniche predilette dagli iperrealisti, esse sono il disegno, la pittura e la scultura, che vengono arricchite dall’uso di tecnologie, quali l’illustrazione digitale o l’alterazione di immagini trasferite su tele. In conclusione, tali strumenti hanno l’intento di fornire un mezzo efficace al fine di esplorare come le persone interagiscono con loro stesse, con gli altri e con gli oggetti, o i contesti del quotidiano, immortalando il funzionamento psicologico, interno, esterno o estetico, della mente e del corpo umano.


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