In un articolo pubblicato su IlPassaparoladeiLibri, Giovanni Rossi ripercorre la storia del thriller nordico indagando le ragioni alla base del suo successo.
A partire dagli anni ‘60, nei Paesi dell’Europa settentrionale, una feconda attività letteraria di frattura con la tradizione ha iniziato a manifestarsi nel campo del romanzo poliziesco. La proliferazione di autori e la produzione di libri che ne sono conseguite si sono affermate con successo sino a diventare il simbolo di un genere e di una scuola peculiare, dotata di una sua specifica autonomia: quella del giallo scandinavo (chi non ricorda la serie ‘Millennium’!). Come è potuto accadere tutto ciò e perché?
Possiamo senz’altro far risalire la genesi di questa trasformazione in capo a due autori svedesi del dopoguerra che costituirono un sodalizio umano oltre che artistico: Maj Sjöwall e il suo compagno Per Wahlöö, i fondatori del “genere”. Ci basti sapere che la giovane Maj Sjöwall, nata nel 1935, soffrì la crisi matrimoniale dei suoi genitori e crebbe in un ambiente tradizionalista dal quale si riscattò trovando impiego come giornalista. Dopo alcuni anni tormentati (era diventata madre di una bambina il cui padre l’aveva subito lasciata), nel 1962 Maj conobbe Per Wahlöö, un giornalista svedese emigrato in Spagna e rientrato in patria perché espulso a causa della sua opposizione al regime franchista. Il legame tra i due, sentimentale e intellettuale, fu subito fortissimo: insieme scriveranno, tra il 1965 e il 1975, dieci romanzi gialli, episodi di una serie unica avente per protagonista il commissario Martin Beck, una lunga narrazione di circa tremila pagine divisa in dieci parti.
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