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L’italiano medio non sa leggere il web

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L’analista del linguaggio Francesco Mercadante sulle pagine di Techeconomy2030 prova a incrociare i dati raccolti dagli enti di ricerca su scolarità e digitalizzazione degli italiani per valutare se la “rivoluzione digitale” abbia prodotto un reale primato culturale.

L’ultimo censimento ISTAT, che risale al 2019, fornisce numeri sconfortanti su scolarizzazione e analfabetismo funzionale.

Il 50,1% degl’italiani non va oltre la terza media. In particolare, il 29,5% possiede una licenza di scuola media e il 16% una licenza di scuola elementare, laddove la restante quota percentuale è priva di qualsivoglia titolo di studi. Se poi rivolgiamo l’attenzione al focus dell’analfabetismo funzionale, allora i numeri fanno anche paura: più del 70% della popolazione è “incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità (OECD, 1984)”. Il 18,6%, d’altronde, non ha aperto un libro nell’ultimo anno, non è andato al cinema, a teatro, a un concerto et cetera.

L’indagine condotta dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per valutare il livello di competenze degli studenti registra risultati dei nostri studenti inferiori alla media in lettura, matematica e scienze, mentre il nostro paese è penultimo al mondo per istruzione universitaria.

Sul fronte degli investimenti in educazione non siamo messi meglio, ventunesimi su 36 paesi. Infine analizzando i grafici relativi al rapporto digitale tra cittadino e istituzioni e quelli del DESI 2020 (Digital Economy and Society Index), report della Commessione Europea sulla competitività digitale degli Stati membri, emerge con chiarezza che l’Italia non occupa di certo una posizione di prestigio in queste classifiche.

L’italiano medio non sa ancora usare il medium digitale e non è affatto in grado di presentare sé stesso nel contesto social di cui rivendica la signoria.

Immagine da Pixabay


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