Sul sito del think tank Tway, Stefano Ruzza, professore associato di scienza politica presso l’Università di Torino, spiega perché l’esercito russo possa ragionevolmente essere considerato una tigre di carta.
In particolare, nonostante vari problemi sul fronte dell’addestramento, del reclutamento, del funzionamento della catena di comando, ecc., Ruzza si concentra sulla organizzazione della logistica. I quattro punti critici individuati da Ruzza sono: il sottodimensionamento della logistica in generale, la dipendenza dalla rotaia, le deficienze del trasporto su gomma (camion), i danni causati dalla corruzione e da una cattiva esternalizzazione (privatizzazione) dell’apparato militare.
La conclusione dell’analisi proposta riguarda il futuro della guerra in Ucraina. Come scrive Ruzza:
La Russia dispone di assetti e capacità per contenere o ridimensionare in parte le sue deficienze, per esempio ridirezionando (come già sta facendo) gli sforzi maggiori presso i propri confini e i nodi ferroviari attivi (est e Crimea). Tuttavia, resta assai improbabile che la Russia riesca ad affrontare in maniera risolutiva tutti i nodi chiave a guerra in corso, acquisendo le capacità logistiche che le sarebbero necessarie per condurre attività in profondità o dal tempo operativo più rapido. Questo vuol dire che, nonostante il gigantismo militare e le ambizioni, la Russia non è stata, non è e non sarà nelle condizioni di ottenere una vittoria militare rapida e schiacciante sull’Ucraina, e dunque, se intende conseguire risultati manu militari, deve da un lato ridimensionare le proprie ambizioni e dall’altro provare a giocare una partita lunga in cui la differenza di taglia possa giocare a proprio vantaggio.
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