Da 14 ottobre 2023 al 18 marzo 2024, la Collezione Peggy Guggenheim presenta «Marcel Duchamp e la seduzione della copia», una mostra a cura di Paul B. Franklin. Si tratta della prima personale che il museo veneziano dedica a uno degli artisti più innovativi del secolo scorso, amico e consigliere della mecenate americana Peggy Guggenheim.
Con una una sessantina di opere realizzate tra il 1911 e il 1968, l’esposizione presenta lavori iconici provenienti dalla Collezione Peggy Guggenheim, quali Nudo (schizzo), Giovane triste in treno (1911) e Scatola in una valigia (1935-41), e da altre prestigiose istituzioni museali italiane e statunitensi, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Philadelphia Museum of Art, il Museum of Modern Art di New York, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Ad affiancare questo prezioso nucleo di opere, una serie di lavori meno noti al grande pubblico appartenenti all’Estate dell’artista nonché a collezioni private. Molte opere esposte, la metà circa, provengono inoltre dall’eminente collezione veneziana di Attilio Codognato, lungimirante collezionista che fin dai primi anni ’70 si è interessato alla produzione dell’artista francese.
Ne parla anche il BoLive in un articolo di Francesca Boccaletto:
“Un duplicato o una ripetizione meccanica hanno lo stesso valore dell’originale”. Con queste parole, pronunciate verso la fine della sua vita, Duchamp riassume il senso di un pensiero rivoluzionario e del suo radicale percorso artistico, senza compromessi. “Ha ripetutamente dimostrato la veridicità di questa affermazione – ha spiegato Franklin presentando la mostra -, proponendo un nuovo paradigma per la storia dell’arte, in base al quale alcune copie e l’originale a cui si rifanno suscitano forme analoghe di piacere estetico.
Su Arte.it una presentazione della mostra al Guggenheim:
Che cos’è l’arte? Duchamp se lo è chiesto per una vita, ponendo radicalmente in discussione tutto ciò che prima di lui era assoluta certezza. Ironico, provocatorio, enigmatico, ha messo i baffi alla Gioconda, ha insistito per esporre un orinatoio al Grand Central Palace di New York, ha giocato con le parole e con le immagini, con il genere e il sesso. Ha distrutto l’idea dell’unicità dell’opera e privato di ogni sacralità la figura dell’artista. Come nessun altro prima, ha portato lo spettatore nel cuore del processo creativo, riconoscendogli il diritto di attivare l’opera con un solo sguardo, di decretane l’appartenenza o l’estraneità alla sfera artistica. Senza Duchamp buona parte dell’arte degli ultimi cent’anni non sarebbe mai esistita. Spaziando lungo un arco cronologico compreso tra il 1911 e il 1968, Marcel Duchamp e la seduzione della copia va al cuore della ricerca dell’artista francese. Riproducendo i suoi lavori con tecniche diverse, in dimensioni differenti ed edizioni limitate, Duchamp dimostra che talvolta duplicati e originali offrono un analogo piacere estetico.
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