Settimana impegnativa per l’Europa e, soprattutto, per i suoi leader che – blindati a Bruxelles – hanno finalmente trovato la quadra sulle nomine per i principali incarichi in Commissione, Parlamento, Consiglio e Banca Centrale. Prima di passare all’analisi nome per nome, ha senso una considerazione più generale: la tornata di negoziati appena conclusa segna un cambio epocale nei rapporti di forza europei. L’alleanza, tattica, mai esplicita, tra Emmanuel Macron e il Gruppo di Visegrad è riuscita a mettere in minoranza Angela Merkel facendo collassare – per sempre? – il macchinoso sistema degli spitzenkandidat e imponendo il prevalere di una logica intergovernativa rispetto a un più generale approccio “politico” per cui le nomine europee andrebbero decise sulla base dei risultati elettorali. Parigi e l’Europa danubiana hanno fatto capire benissimo che, almeno per ora, più della politica conta la geopolitica e più delle elezioni europee contano, come sempre, le elezioni nazionali.
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