Su suggerimento di @matyt.
Una interessante analisi da Wired del profilo dei Millennial (i giovani nati tra i gli anni ’90 e i primi anni 2000) che riprende i dati di un’indagine di Episteme e Bocconi.
Il cuore del problema sembra tuttavia un altro. In quell'avanguardia anagrafica che dovrebbe trainare la crescita e traghettare il Paese fuori dalle disperazioni di una crisi di sistema cambiandone i paradigmi – dovrebbe, si dice, in una condizione di normalità lavorativa che tuttavia è scomparsa, da qui il circolo vizioso – sembra appunto del tutto perso il controllo sul proprio percorso lavorativo. L'indagine segna infatti uno scollamento fra ciò che nella vita quotidiana li soddisfa e su cui esprimono giudizi molto positivi (casa, salute, tempo libero) e dimensioni che paiono divenute aliene.
Il 45,2% non riesce a controllare quella lavorativa, in qualche modo figlia (33,8%) di quella economico-finanziaria. Quasi la metà, infine, il 49,4%, esprime criticità sul “tipo di consumi e acquisti che ci si può permettere”. Come dire: la società del marketing spietato ha scombinato le idee a una fascia di popolazione che quasi non sa neanche più cosa possa permettersi, se e fin dove possa spingersi perché trova spesso davanti a sé un muro di gomma.
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