Su suggerimento di @Puccini.
Il compositore Jonathan Berger discute su Nautilus i meccanismi che permettono alla musica di sabotare la nostra percezione del tempo, ergendo a massimo esempio di questo fenomeno il Quintetto per archi in Do Maggiore di Franz Schubert, compositore noto per la sua capacità di sviare l’ascoltatore e ingannarlo con quelle che Robert Schumann definì “celestiali lungaggini”.
Immagine da Wikipedia.
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