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OpenAI “drama”

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Tra venerdì e domenica abbiamo assistito a uno degli eventi più assurdi del settore tech, che  – diciamolo  – non si è fatto mai mancare nulla a livello di “drama”, come dicono in inglese, e colpi di scena.
Sam Altman, il Ceo di OpenAI – che con ChatGPT nel novembre 2022 ha lanciato una corsa frenetica globale verso l’AI generativa, raccontata dall’inizio e in dettaglio in questa newsletter – è stato cacciato dal board di OpenAI in malo modo, senza preavviso, senza avvisaglie e senza che nessuno degli addetti ai lavori (tranne il circolo più ristretto) capisse cosa davvero stesse succedendo.

In un post sul blog di venerdì, OpenAI ha dichiarato che il suo consiglio di amministrazione aveva perso fiducia nelle capacità di leadership di Altman dopo un “processo di revisione”, concludendo “che Altman non è stato costantemente sincero nelle comunicazioni con il consiglio, ostacolando la capacità dello stesso di esercitare le proprie responsabilità”. Come interim Ceo veniva intanto promossa Mira Murati, fino allora la CTO.

Frasi che, nel solitamente compassato gergo corporate, non suonano come un benservito, ma come un calcio nei denti. Anche Greg Brockman, come Altman un altro dei cofondatori di OpenAI, faceva “un passo indietro dal ruolo di presidente del board”, annunciava ancora il post, pur restando nella compagine. Anche se, poco dopo, lo stesso Brockman comunicava invece di lasciare la società.
Non passavano molte ore che almeno altri tre ricercatori chiave erano dati in uscita.

L’aspetto più impressionante di questa vicenda è che per ore e giorni, e in parte anche adesso mentre scrivo, nessuno sembrava avere una chiave interpretativa certa, o quanto meno suffragata da fatti e non supposizioni. La stessa Microsoft, principale investitore e partner commerciale, secondo alcuni resoconti, non sarebbe stata a conoscenza della decisione.

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