Un pezzo uscito sulle pagine di The Paris review approfondisce il concetto di paleoarte, che è l’arte contemporanea di ricostruire il passato preistorico attraverso dipinti, incisioni, murales e sculture.
Questa forma d’arte immagina gli animali di epoche passate, fondendo insieme realtà e finzione, scienza e fantasia. Walton Ford, autore dell’articolo, racconta la sua fascinazione per la paleoarte fin dall’infanzia, quando era ossessionato dai dinosauri e dalle immagini della preistoria. Descrive come la paleoarte sia nata in Inghilterra nel 1830 e come gli artisti utilizzino le prove scheletriche dei fossili per immaginare l’aspetto delle creature preistoriche, aggiungendo muscoli, pelle, consistenza e colore.
La paleoarte è l’arte contemporanea di ricostruire il passato preistorico, una tradizione visiva iniziata in Inghilterra nel 1830. L’immagine mentale che abbiamo, ad esempio, di un Tyrannosaurus rex, è il risultato della paleoarte, una pratica che prende il via dai fossili. Dopo che i paleontologi hanno scoperto e scavato i resti di un animale preistorico, un artista utilizzerà questa prova scheletrica per immaginare come appariva una volta la creatura vivente, aggiungendo i muscoli, la pelle, la consistenza e il colore. Se il paleoartista sta disegnando o dipingendo l’animale, collocherà la bestia ricostruita in un habitat primordiale, completo di piante e paesaggio appropriati. L’immagine risultante dell’animale preistorico nel suo ambiente è un’opera di paleoarte.
L’articolo menziona il libro “Paleoart: Visions of a Prehistoric Past“, pubblicato da Taschen, che offre uno sguardo approfondito su questa forma d’arte, con opere selezionate da collezioni private, archivi oscuri e musei di storia naturale. Il libro copre un periodo che va dal 1830 al 1990 e include opere di artisti come Adolphe François Pannemaker, Jean-Marc Côté, Rudolph Zallinger, Zdenek Burian e Charles Knight.
L’articolo sottolinea anche la differenza tra paleoarte e arte paleolitica: la prima è creata da artisti moderni che tentano di ricostruire la preistoria, mentre la seconda è stata creata da esseri umani preistorici. La paleoarte si trova spesso nei musei di storia naturale, nelle università e in vari media come libri di testo, enciclopedie, riviste di divulgazione scientifica e libri per bambini.
Ford elogia il lavoro di Zoë Lescaze, che ha scritto una storia di duecento anni della paleoarte e ha scoperto opere d’arte nascoste in musei e archivi di tutto il mondo.
La recensione di Chris Manias per Edinbourgh University Press Journals si entusiasma per il corredo iconografico del libro…
The illustrations in the book are absolutely stunning, in high resolution, sometimes in fold-out spreads, and often with additional images to zoom in on important details. The author notes of the mid-twentieth century Czech palaeoartist Zdeněk Burian that “reproductions – muddied by old printing techniques – rarely do justice to the paintings themselves” (p. 166), and this quite well sums up the overall agenda behind the image presentation in the entire book. Well-known paintings like John Martin’s “The country of the Iguanodon” (1837), Charles R. Knight’s “Laelaps”(1897) and “Brontosaurus” (1898), and Rudolph Zallinger’s “Age of reptiles” mural (1947) can be seen at a level of detail which is almost unprecedented, and even those familiar with these images will notice details they have not seen before. Meanwhile, other less well-known images, such as Neave Parker’s “The British seaside in the Jurassic Period” (1954) and Alexander Belashov’s “Tree of Life” mosaic (1984), are given a justifiably prominent place alongside these more famous works. The quality of the images alone will make this book worth purchasing to those interested in the history of the deep-time sciences, or the relations between art and science.
…anche se non risparmia qualche critica:
The book’s discussions of the political and cultural context of when and where the art was produced and the relationship of the palaeoartists with contemporary scientific developments and artistic movements are rather more uneven for historians of science. These sections range between the thought-provoking to the overly speculative, as statements like the bleak tone of Burian’s art derived from his experience of the Cold War, or that palaeoart offered artists in the USSR a way to escape the strictures of Socialist Realism, needed more consideration to be really convincing. Some early sections of the book in particular seemed like missed opportunities…
Despite these issues, which make the text slightly frustrating for a historian of science interested in either the history of palaeontology or the relations between art and science, the book does fulfil its ambitions. It highlights the importance of palaeoart as an important and interesting genre in its own right, and within the history of palaeontology and the life sciences it highlights a number of previously neglected areas. However, it leaves a lot of questions open for future researchers in the field.
Un video di Taschen ci consente di sfogliare l’opera di Zoë Lescaze:
Nonostante siano scomparsi dalla Terra 66 milioni di anni fa, i dinosauri sono una delle nostre fascinazioni culturali preferite. In questa storia della paleoarte, la scrittrice Zoë Lescaze e l’artista Walton Ford setacciano il mondo alla ricerca di dipinti, disegni, stampe, mosaici e murales di dinosauri. Risalente all’inizio del XIX secolo fino all’era digitale, questa collezione è una celebrazione di una delle tradizioni pittoriche più fantasiose dell’uomo.
![]()


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.