Nei giorni delle proteste per la Superlega, un tifoso del Chelsea girava con il cartello «Vogliamo le nostre fredde notti a Stoke». Roberto Scarcella per l’Ultimo Uomo fa un reportage da una zona dell’Inghilterra forse dimenticata da Dio, ma non dal calcio.
Mi sono ammalato due volte dopo un viaggio in Inghilterra, tutte e due le volte dopo una partita al Britannia Stadium di Stoke, l’unico posto al mondo dove ho visto piovere in orizzontale. Non semplicemente forte o in diagonale, com’è normale che sia quando c’è vento. Mi pioveva direttamente in bocca, come se l’interno del Britannia obbedisse a una gravità tutta sua, come se ci fosse in campo un giardiniere dispettoso che mi volesse a tutti i costi annaffiare la faccia.
Queste “freddi notti di Stoke” erano diventate particolarmente famose nel 2010, grazie alle parole del telecronista inglese Andy Gray. Stava parlando dei possibili candidati al Pallone d’Oro e si era chiesto se Messi sarebbe stato in grado di fare quello che fa Messi di solito – appunto – in una notte invernale al Britannia Stadium. (…) Io non lo so se bisogna passare per il Britannia Stadium per diventare il miglior giocatore al mondo (io ci sono passato, ad esempio, ma non è cambiato molto), so però che Messi, a non essere stato a Stoke da un punto di vista architettonico, invece, non si perde nulla.
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