In un reportage pubblicato su Internazionale, Angelo Mastrandrea, provando a far luce sulla morte del sindacalista Adil Belakhdim – investito da un tir il 18 giugno scorso davanti allo stabilimento Lidl di Biandrate -, racconta le condizioni lavorative e salariali nel comparto della logistica:
Adil Belakhdim non capiva perché le assemblee del suo sindacato dovessero svolgersi sempre all’esterno dello stabilimento, su questa strada anonima a un passo dallo svincolo autostradale circondata da depositi della logistica e percorsa solo da camion e addetti ai lavori. La Lidl non concede spazi interni al sindacato di base, sempre più presente tra i lavoratori meno rappresentati nella giungla degli appalti e dei subappalti, e così loro sono costretti a riunirsi per strada.
Lo ricorda Papis Ndiaye il 24 giugno 2021, durante un sit-in improvvisato davanti ai cancelli dell’azienda. “Siamo qui non solo per piangere un compagno morto in un teatro di guerra, ma per mettere in risalto quello che accade nella logistica”, dice. Sono arrivati lavoratori pure dai depositi vicini, tutti maschi, giovani o appena adulti e immigrati. Ci sono facchini e magazzinieri della Esselunga e della Carrefour, della Fercam e della Transgo. Messi insieme, i 1.700 lavoratori del polo logistico superano l’intera popolazione di Biandrate, un placido borgo di appena 1.200 abitanti composto di casette a un piano attorno a una piazzetta ben sistemata, lontana appena un chilometro, ma che appare come un altro mondo. Basta però dare un’occhiata ai citofoni delle abitazioni per scoprire come molti cognomi rimandino al Bangladesh, al Pakistan, allo Sri Lanka, al Marocco o a qualche paese dell’Africa subsahariana. L’80 per cento di loro è impiegato in un sottobosco di cooperative che operano spesso al limite della legalità. Molti sono qui con le famiglie e gli affitti non sono bassi: tra i 350 e i 400 euro al mese per un appartamento, più o meno la metà dello stipendio.
Fonte immagine: sicobas.org
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.