Su suggerimento di Jenji
Gabriele Santoro intervista Gao Xingjian, primo premio Nobel cinese, dissidente, scrittore, artista e cineasta.
Gao Xingjian, il primo cinese insignito nel 2000 del Premio Nobel per la letteratura, è tante cose insieme: teorico della letteratura, traduttore, romanziere, poeta, pittore e cineasta; ma soprattutto è un uomo libero. Nato a Ganzhou nel 1940, laureatosi nel 1962 all’Istituto di lingue straniere di Pechino, durante la “Grande rivoluzione culturale” fu spedito per cinque anni in un campo di rieducazione. Scriveva in assoluta solitudine, per non mettere in pericolo testimoni con i suoi “reati” intellettuali, e spesso bruciava i manoscritti, affinché non finissero fra le maglie della censura, che non risparmiò le sue opere teatrali considerate sovversive.
Esule dopo la morte di Mao, Xingjian ha espresso in Francia tutto il proprio talento poliedrico. La montagna dell’anima è forse il suo manifesto letterario e come scrive il critico Liu Zaifu: «Nel mondo artistico di Gao ci si muove in un orizzonte che si estende da miti e leggende dell’antichità a racconti e romanzi d’avanguardia. La Cina dell’autocrazia totalitaria maoista, come pure la società occidentale in declino, sono rappresentate con quell’universalità che trascende i confini fra Oriente e Occidente».
Immagine: M0tty
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