Su suggerimento di @Anna.
Oiza Q. Obasuyi, italiana di origini nigeriane, su The Vision parla dell’identità degli italiani di origine straniera, in particolare quelli nati o cresciuti in Italia.
Attorno a te si crea un microcosmo del tutto identico a quello di un bambino o di una bambina italiani come tanti altri. Nella maggior parte dei casi, salvo particolari difficoltà, è naturale rispondere “Italia” a chi ti chiede da dove vieni. E quando sei ancora piccolo e ti dicono che in realtà lo Stato italiano non ti riconosce come suo cittadino, rimani un po’ perplesso, confuso.
Crescendo però ti rendi conto delle ore di fila in questura che i tuoi compagni di scuola non devono fare, delle spese che i tuoi genitori devono affrontare per il rinnovo di quel permesso di soggiorno di cui non comprendi realmente il significato. Fino a che, a diciotto anni, una volta completate le pratiche per l’ottenimento della cittadinanza – ammesso e non concesso che vada tutto a buon fine, date le complicazioni burocratiche – il sindaco, ti invita al Comune per il giuramento e ti fa i complimenti per essere diventato italiano. E allora tutto quello che avevi dato per scontato fino a quel momento, buona parte delle certezze su cui avevi costruito la tua identità, svanisce in un secondo e ti chiedi cosa fossi prima.
Immagine da Flickr Everton Zanella Alvarenga
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