A cura di @Apollyon.
Michele Boldrin per NFA espone il proprio punto di vista sulla questione dell’immigrazione in Italia e su come essa si intrecci con la tematica del razzismo.
Guardate che la questione è tutta lì e NON è risolvibile in modo istintivo ma solo facendo sì che quella parte del nostro cervello che chiamiamo “razionale” si imponga sul resto. In un conflitto personale continuo, quotidiano. La qual cosa la rende difficile da accettare e personalmente contraddittoria per le ragioni elencate in apertura: perché si fonda su un conflitto immanente fra i nostri istinti – tribali e migranti al contempo – e la nostra comprensione razionale dell’impossibilità di tracciare una linea netta che separi, fra gli umani, gli “aventi diritti” dai “non aventi diritti”. Un conflitto che non risolveremo mai in modo definitivo e che accompagnerà ogni società umana per sempre, o per lo meno sino a quando un mitico “stato ergodico globale” non venga raggiunto.
La politica dell’immigrazione da qui deve partire e su questo si fonda: sull’accettazione del conflitto continuo e sulla necessità di gestirlo quotidianamente in quanto conflitto. L’armonia fra le “razze” non si dà naturalmente, il meglio che si può fare è costruire artificialmente la tolleranza.
L’immagine è tratta da Wikipedia.
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