Su suggerimento di @physique du rollè (di vitello) e @DrEmmetBrown.
Un articolo di Michele Arzano su Prismomag, che racconta del ricercatore che spacciava coca a sua insaputa, di Einstein e della categoria del “bello” in fisica, di Schroedinger e la passione per le ragazzine. Storie di fisici meno eleganti delle loro teorie, dello stereotipo dello scienziato-filosofo. Con qualche riflessione sulla fisica in generale.
E sì, la fisica è effettivamente una materia complicata: per capirla devi studiare un sacco, conoscere la matematica, abituarti a ragionamenti astratti… Per tradurla a chi “non sa”, i divulgatori amano ricorrere a metafore dal sapore poetico e analogie accattivanti. Solo che, inavvertitamente o meno, metafore e analogie hanno lasciato il posto a ermetici slogan che solo a pronunciarne il nome l’effetto è garantito. Uno dice “buchi neri”, “relatività”, “orizzonte degli eventi”, “paradosso dell’informazione”, e stai sicuro che sul volto dell’interlocutore si dipingerà la stessa espressione a metà tra il perplesso e l’incantato di Fazio, perché lui sa che tu sai. Poco importa che mettere nella stessa frase “principio di indeterminazione” e “atomi di spazio” non abbia molto senso; d’accordo, un legame di parentela c’è, ma il confronto storico è almeno per ora improponibile: diciamo che deciderà la Storia.
Immagine “CGKilogram” di en:User:Greg L – Originally uploaded to English Wikipedia as CGKilogram.jpg. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons
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