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Rivoluzione AI, restaurazione sorveglianza

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Mentre imprenditori tech e Ceo ci illustrano le possibilità (a volte ancora presunte) della rivoluzione AI – su cui ormai si stanno riversando copiosi investimenti e sforzi di marketing – ogni tanto torna a galla, come un ricordo spiacevole vanamente represso, la possibilità (reale e concreta) di usare gli ultimi sviluppi tecnologici a fini di sorveglianza.

A un uomo dell’Ohio, Michael Larkin, la polizia ha chiesto i filmati di tutte le sue videocamere Ring attorno a casa e negozio per indagare su un vicino sospettato per questioni di droga. Ma la richiesta non si è limitata solo alle videocamere rivolte all’esterno, bensì anche a quelle che aveva dentro casa. Sebbene si sia rifiutato (dopo aver prima cooperato per quella esterna), Ring lo ha poi informato di aver assecondato la richiesta su mandato della polizia.
“Questa volta, Larkin non ha potuto scegliere da quali videocamere inviare i video. Il mandato includeva tutte e cinque le sue videocamere esterne e aggiungeva anche una sesta che si trovava all’interno della casa, oltre a tutti i video delle videocamere associate al suo account, tra cui quelle del suo negozio. Il mandato comprendeva i filmati registrati da quelle che aveva in soggiorno e in camera da letto, oltre alle 13 cam installate nel suo negozio e collegate al suo account”, scrive Politico.

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