In un’intervista pubblicata su Il Tascabile, l‘artista Luca Vitone racconta della sua ultima esperienza, un viaggio dall’Italia all’India settentrionale intrapreso con lo scopo di ripercorrere a ritroso il cammino migratorio che tra l’VIII e il XIV secolo condusse le popolazioni nomadi Rom e Sinti nel continente europeo. Dal viaggio e dalla passione di Vitone per la storia e la cultura dei suddetti popoli sono nati un libro, un film e una mostra personale presentati con un unico titolo: Romanistan.
L’interesse nei confronti del mondo Rom avviene in età post adolescenziale, a seguito degli interessi che avevo all’epoca per le minoranze nel mondo. Ero appassionato soprattutto delle culture degli indiani d’America, nello specifico i Dakota. A un certo punto però ho riflettuto sul fatto che noi occidentali di sinistra, progressisti, aperti alle differenze, pronti a spenderci per le popolazioni lontane, se incontriamo un Rom su un treno, d’istinto cambiamo scompartimento. Una cosa assurda se ci pensi. Per questo ho voluto conoscere e approfondire la mia conoscenza del mondo Rom. I Rom sono gli stranieri meno stranieri d’Europa, ma contemporaneamente considerati i più estranei alla nostra cultura, sono con noi da più di seicento anni e continuiamo a considerarli degli stranieri, sono sempre un utile capro espiatorio e emarginati da tutti — spesso anche da altre categorie di emarginati. Questo a me interessa perché è una metafora del potere, di un’idea d’autorità, di una sopraffazione nei loro confronti.
Immagine da Wikimedia.
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