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Un libro celebra 500 anni di illustrazione scientifica

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Scienza e arte, un connubio durato 5 secoli. Un libro pubblicato da Taschen lo scorso anno, un coffee table book, celebra il cammino che l’arte ha fatto a fianco della scienza, per illustrarla attraverso la creatività e l’abilità degli artisti. Anna Escardó e Julius Wiedemann hanno dato alle stampe Illustrazione scientifica. A History of Visual Knowledge from the 15th Century to Today, uno sguardo ad alcune delle più grandi scoperte della scienza attraverso il lavoro creativo degli illustratori. Ne parla My Modern Met.

More than 700 scientists and 300 discoveries in anatomy, physics, chemistry, and mechanics are covered. Whether it’s exploring Galileo‘s watercolors of the Moon or Einstein’s scribbles about his theory of relativity, the book is also a walk through the history of modern science. Each illustration is accompanied by detailed text that explains the significance of the image, which puts the visual into its proper context. The magnificent work is perfect for anyone who is curious about the world and looking to discover a bit more about how it works. Divided chronologically into chapters, the book is also a fascinating look at how scientific illustration has grown and developed since the 15th century.

Troviamo la presentazione del libro di Anna Escardò e Julius Wiedemann anche in un post pubblicato sulle pagine del New York Times a cura di Randall Munroe intitolato: “When Art Is a Science, and Vice Versa”.

When you look at a really good scientific illustration, you can feel yourself getting smarter. As you squint at a graph, a map or a cross section of some complex object, your eyes serve up answers to questions your brain is still trying to formulate: “Oh, so that’s where that thing is, this is why this part is shaped like it is.” You realize that two variables are correlated, that an island is closer than you thought it was, or that a machine works using a hidden set of gears.

Il blog Momarte fa il punto sull’illustrazione scientifica ai nostri tempi e si chiede se la fotografia sostituirà gli artisti.

Per dirla con le parole del sito web del Franklin Institute, museo statunitense che rappresenta uno dei più antichi centri di educazione scientifica d’oltreoceano, «la risposta breve è no. La fotografia è uno strumento meraviglioso che può essere utilizzato sia per scopi artistici che tecnici, ma non sostituirà il ruolo dell’artista scientifico o dell’illustratore. Con lo sviluppo della tecnologia, il campo dell’illustrazione scientifica è cambiato per soddisfare le esigenze di scienziati ed educatori». C’è e ci sarà sempre qualcosa che non potrà essere fotografato oppure che, se fotografato, non riuscirà a rendere il concetto bene quanto un’illustrazione scientifica fatta a regola d’arte – e di scienza.

Sul tema è possibile anche leggere sulle pagine di TESeO – Trento Editions Service for Open science un interessante articolo di Roberto de Rubertis dell’Università La Sapienza di Roma, dedicato all’analisi dell’Atlante Zoologico Popolare del dott. Giovanni Boschi (link al PDF)

In questo articolo, avendo a disposizione un esemplare originale dell’Atlante Zoologico Popolare di Giovanni Boschi, voglio commentare la singolarità epocale di una cultura che, nel momento in cui cominciava a fare proprie le conquiste di una nuova conoscenza scientifica e del nuovo portato sociale che ne conseguiva, tuttavia restava ancora fortemente marcata dal pensiero, dal gusto e perfino dalla morale dell’appena trascorso secolo dei Lumi, tutto volto celebrare la centralità dell’Umanesimo che lo caratterizzava. Le immagini qui esemplificate rivelano la grande distanza che le separa da quella che si definisce oggi immagine scientifica.


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