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Speciale bhookii: Volo a vela

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Ulisse è non solo il primo personaggio letterario “occidentale”, ma anche il prototipo del “homo faber”, artefice del proprio destino ma anche “capace di creare, costruire, trasformare l’ambiente e la realtà in cui vive, adattandoli ai suoi bisogni”: nel canto V dell’Odissea, ecco che costruisce con arte la zattera per lasciare l’isola di Calypso – la dovizia di dettagli e di termini tecnico-nautici forniti da Omero ha quasi un sapore illuminista:

Ed ei forò le travi, e insieme unille,
E con incastri assicurolle, e chiovi.
Larghezza il tutto avea, quanta ne danno
Di lata nave trafficante al fondo
Periti fabbri. Su le spesse travi
Combacianti tra sè lunghe stendea
Noderose assi, e il tavolato alzava.
L’albero con l’antenna ersevi ancora,
E construsse il timon, che in ambo i lati
Armar gli piacque d’intrecciati salci
Contra il marino assalto, e molta selva
Gittò nel fondo per zavorra, o stiva.
Le tue tele, o Calipso, in man gli andaro,
E buona gli uscì pur di man la vela,
Cui le funi legò, legò le sarte,
La poggia, e l’orza

Del resto l’attività del navigare ha sempre rappresentato una sfida umana e tecnica, estremo banco di prova delle capacità morali e tecnologiche dell’uomo; per dirlo col sommo poeta

Illi robur et aes triplex circa pectus erat, qui fragilem truci commisit pelago ratem primus

Il tutto a dire che non stupisce il fascino che ancora oggi suscita la letteratura di ambito marinaresco; più sorprendente è però la perdurante popolarità di un sottogenere genericamente denominato “age of sail literature”, ossia i romanzi storici ambientati grossomodo nel periodo delle guerre napoleoniche e focalizzati sulla guerra sul mare. Trattasi perlopiù di autori di area britannica o nord-americana ed è un genere che si affianca alla sterminata produzione di saggistica storica sul periodo in questione e che affonda le sue radici nell’attività letteraria post-bellica di alcuni ufficiali della Royal Navy.

Durante la guerra, i resoconti delle battaglie che i comandanti mandavano all’Ammiragliato venivano a volte pubblicati sui giornali e così erano letti avidamente dal pubblico, preparando così un mercato recettivo a romanzi aventi il medesimo sfondo storico.

Ripercorrendo brevemente la storia di questo genere “di nicchia”

England’s ‘wooden walls’ had defended them against Napoleon and the people’s hero, Nelson, was dead. This of course influenced the literature of the period as those who had experienced this epic struggle at sea put pen to paper.

Se non il capostipite, certamente il più famoso tra gli apripista del genere è stato il Capitano Frederick Marryat (1792- 1848)

probably one of the most important authors to write historical naval fiction. He was one of the first authors to write such books having served with some of the most outstanding officers. He was aboard Lord Cochrane’s HMS Imperieuse when she attacked French and Spanish interests in the Western Mediterranean. His novels include Frank Mildmay (1829), the storyline of which closely follows Marryat’s career, and Mr Midshipman Easy (1836).

Mr Midshipman Easy non è solo un romanzo d’avventure, ma anche una descrizione del conflitto tra gli ideali “rivoluzionari” dell’uguaglianza e della libertà e quelli “britannici” dell’ordine e della gerarchia, che non a caso trionfano.

Easy’s father is obsessed with the Equality of Man to the point of madness. Easy, whose family is very wealthy indeed, is brought up to regard everyone as his equal, and to fearlessly (and tediously) argue the point with everyone he meets.

A wise family friend sees good in Easy and cleverly persuades his father to let him go to sea, convincing both senior and junior Easys that equality reigns in the English navy!

Much of the fun in the book consists of how Easy is gradually changed by his naval experience into accepting authority and a hierarchical way of life. At one point Marryat, who had a long career in the navy before he started writing, argues against equality in a most un-Rousseaun and un-Tom Paine manner which obviously reflects the naval thinking of Jack Aubrey’s time. Indeed, he defends the view that insists that officers be “gentlemen” by birth. Most curious to modern eyes!

Pur non appartenendo al genere, non può non essere segnalato un volume che fa da contraltare a tutta la “age of sail literature”, normalmente focalizzata sugli ufficiali e sui valori condivisi delle classi medio-alte, in quanto descrive la vita a bordo dal punto di vista di un comune marinaio: la critica sociale sgorga naturale e potente dalle scabre pagine di Two years before the mast, di Richard Dana, edito nel 1840; l’autore è stato molto impegnato nelle riforme sociali e non a caso il suo libro ha influenzato Melville.

Un punto di contatto tra Marryat e Forester è invece l’Ammiraglio Sir Edward Belcher (1799-1877)

probably best known for his expedition to find Sir John Franklin, lost in the ice whilst searching for the North West Passage. As a surveyor he published factual works about his many voyages. He was a cousin of Frederick Marryat and C.S.Forester’s first wife was also related. Many believe that Belcher’s one and only novel Horatio Howard Brenton (1856), which has a similar storyline and a hero called Horatio, was an inspiration for the Hornblower series.

Tra parentesi, alle vicende della spedizione di Franklin è ispirato un bel romanzo: la Scoperta della lentezza che consiglio a tutti.

Il godfather dell’age of sail literature è però C. S. Forester con la sua mitica serie che segue passo passo la carriera da guardiamarina ad ammiraglio di Horatio Hornblower, le cui avventure sono variamente ispirate a quelle dei più famosi capitani della Royal Navy.  Da lui derivano tutti i successivi autori, anche se la capacità di Forester di descrivere le scene d’azione è rimasta probabilmente insuperata.

Tra i seguaci, spicca per qualità letterarie Patrick O’Brian, con la sua famosissima serie dedicata a Jack Aubrey e Stephen Maturin (ma in realtà autore di molti altri romanzi, anche di altro genere), uscito dalla nicchia e diventato fenomeno globale grazie soprattutto ad un famoso articolo del 1991 edito sulla New York review of books. Di O’Brien vorrei però segnalare due libri meno noti, ma che meglio della serie incapsulano lo spirito della navigazione al tempo delle grandi navi a vela The golden ocean e The unknown shore.

E per concludere con l’immortale poeta

Audax omnia perpeti gens humana ruit…  Nil mortalibus ardui est


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