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Specie aliene nella laguna di Venezia

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Alessia Zanetti per il BoLive ci parla delle specie invasive che si trovano nella laguna di Venezia.

Nella Laguna di Venezia, ogni mattina (o forse sarebbe meglio dire ogni notte?) un pescatore si alza e sa che dovrà combattere contro delle specie aliene. No, nessun essere proveniente da altre galassie: stiamo parlando di specie animali non indigene, di cui il granchio blu in Adriatico è un famoso esempio, che vengono definite “invasive” e rappresentano un importante fattore di rischio per la biodiversità marina, così come per la pesca, arrecando ingenti danni agli ecosistemi.

La Laguna di Venezia è un ambiente che sta subendo intensi cambiamenti, sotto l’impatto del traffico marittimo e delle attività dell’uomo, che favoriscono le specie invasive. Uno studio condotto dal dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, in collaborazione con l’Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale di Trieste, ha documentato la recente invasione nella Laguna di Venezia da parte di Mnemiopsis leidyi, una specie nota come noce di mare.

Lo studio chiarisce come l’esplosione di abbondanza della noce di mare a partire dal 2014 sia connessa all’aumento della temperatura delle acque ed evidenzia l’enorme impatto negativo di questa specie sulla piccola pesca tradizionale lagunare svolta coi cogolli.

Mnemiopsis leidji è una specie è originaria della costa atlantica dell’America e ha iniziato a invadere i mari europei a causa dell’acqua di zavorra delle navi cisterna.

Una scheda del Museo di Storia Naturale di Venezia è dedicata alla noce di mare:

Specie originariamente diffusa lungo le coste Atlantiche delle Americhe, è giunta probabilmente con le acque di zavorra di navi da carico in Mar Nero verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso dove si è diffuso a livello invasivo creando una notevole flessione di numerose specie ittiche di interesse alieutico (BOGDANOVA & KONSULOV, 1993; VINOGRADOV et al., 1989; KIDEYS, 2002). Si è successivamente espansa nel mare di Azov, nel  Mar Caspio e nel Mediterraneo nord orientale, Mar Egeo e coste turche (GESAMP, 1997; SHIGANOVA et al., 2001; KIDEYS, 2002). Nei primi anni del 2000 è comparsa nel Mar Baltico (JAVIDPOUR et al. 2006; KUBE et al. 2007), mentre alcuni esemplari sono stati avvistati nel 2005 a Pirano al largo delle coste croate del Golfo di Venezia (Shiganova and Malej, 2009) e nell’estate del 2009 nel Tirreno, nello Ionio e lungo le coste liguri (Boero et Al., 2009). Fra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 2016 numerosi esemplari di questa specie sono comparsi lungo le coste del Veneziano, sia in prossimità delle spiagge che al largo, entrando con la marea anche nelle aree più vivificate della laguna fino ai canali principali della città. La distribuzione della specie è progressivamente aumentata fino a divenire tale da apparire di tipo invasivo, interessando alla fine di settembre del 2016, in modo diffuso le coste del Nord Adriatico, da Parenzo e Novigrad nelle coste orientali a quelle occidentali venete, ed a sud fino alle coste emiliane con valori medi registrati in alcune stazioni veneziane di 6 individui m¯³ e 95 g/m¯³ WW (Mizzan, in press).

L’articolo del BoLive descrive come la ricerca sia possibile grazie alla collaborazione di pescatori lagunari e  i ricercatori della sede di Chioggia dell’Università di Padova:

“Specie invasive come noce di mare e granchio blu – ha aggiunto Alberto Baraussedell’Università di Padova, che ha coordinato questo studio – sono una tragedia ambientale e sociale che va affrontata cercando strategie di mitigazione e adattamento sostenibili, che rispettino cioè anche gli ecosistemi locali i quali, come mostra chiaramente la ricerca, con la loro capacità di autoregolarsi nel lungo periodo sono la nostra principale protezione contro le specie invasive”.

Il ctenoforo lobato Mnemiopsis leidyi è incluso nell’elenco stilato dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) delle 100 specie più invasive al mondo ed è particolarmente invasivo a causa di quattro fattori: temperatura dell’acqua, salinità, disponibilità di cibo e pressione predatoria.


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