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Storia del Politically Correct

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Su suggerimento di @alessandromeis.

Arnaldo Testi, su Le parole e le cose, racconta la storia del concetto di “politically correct” e dei suoi derivati.

Dall’inizio degli anni Novanta, nel discorso pubblico americano, i termini «politically correct» e «political correctness» fanno parte del lessico politico-ideologico della destra. Definivano (e definiscono) idee, atteggiamenti, approcci culturali conformi a una supposta ortodossia progressista – radical o liberal che sia, senza distinzioni troppo sofisticate – che sarebbero promossi dalla egemonia della sinistra nelle istituzioni, nelle scuole, nelle università, nei mass media. Si tratta dunque di un insulto di parte, che denuncia sia la qualità del prodotto che la procedura per imporlo, che arriverebbe fino alla negazione della libertà di parola a chi non si adegua.

Alle origini, in effetti, la locuzione apparteneva alla sinistra. Era nata fra i comunisti degli anni Trenta, ed era rimasta nel linguaggio di alcune componenti della New Left negli anni Sessanta, quando implicava essere in linea con una «giusta» interpretazione del mondo, marciare insieme con il Partito e con la storia. Negli anni Settanta cominciò a prevalerne, negli stessi ambienti di sinistra, un uso ironico e autoironico, magari in chiave un po’ elitaria e radical-chic: per dire, l’hamburger non è PC (un’altra sigla usata è p.c.), la rucola sì.

Immagine da Wikipedia.


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