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Storie di -ordinari? – respingimenti [EN]

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L’isola di Samo dista poco più di un chilometro dalla costa turca. Il 15 settembre scorso, un barcone di immigrati tentò di attraversare quel braccio di mare, in teoria un viaggio di poche ore. Dopo due giorni, molti di essi furono ripescati dalla guardia costera turca su due zattere di salvataggio. Non tutti, però: il giorno seguente, qualche chilometro più a sud, le autorità trovarono anche un uomo camerunense, arrivato a nuoto sulla costa. Sempre in quella zona, il mare restituì due cadaveri. Si trattava di un altro camerunense, Didier Kouamou, e di Sidy Keita, un ivoriano, entrambi partiti sul barcone il 15 settembre. Secondo il camerunense superstite (che ha voluto rimanere anonimo), loro tre erano stati buttati in mare dalla guardia costiera greca, e costretti ad arrivare sulla costa a nuoto o a morire nel tentativo.

Il Guardian mette insieme le testimonianze sulla vicenda, uno dei tanti episodi che riguardano la gestione delle frontiere esterne dell’Unione Europea. Il quadro che ne emerge è di abusi e di respingimenti illegali, effettuati contro persone già sbarcate in territorio europeo, braccate, e ributtate in mare senza tanti complimenti. Questo è quello che sarebbe successo ai passeggeri del barcone, che non appena sbarcati si sarebbero dispersi nel territorio impervio di Samo. Quattro di essi riuscirono a raggiungere un campo profughi sull’isola e a rimanere là, mentre gli altri furono catturati e, senza avere la possibilità di presentare una domanda di asilo, imbarcati su canotti di salvataggio diretti a est. Con un’eccezione, però: Keita, Kouamou e l’altro camerunense, l’unico del gruppo che sapesse nuotare, catturati separatemente, portati al largo e poi spinti giù da un motoscafo.

While it is impossible to fully verify Ibrahim’s story, two Greek officials with direct knowledge of coastguard operations, who spoke on condition of anonymity, confirmed that what he described had happened before, usually to smaller groups of asylum seekers. The rationale is to avoid using life rafts, which are expensive; any public tender for their replacement might raise questions. Both officials said refugees are usually provided with lifejackets before being told to swim back to Turkey.
Since December, the Turkish coastguard have recorded 11 rescues of people in similar circumstances.
[…] In a statement, the Greek police authorities said: “The Hellenic police authorities, following a strict disciplinary legal framework, investigate every piece of information which is communicated to them and concerns alleged incidents of ill treatment at the borders, including allegations for unprocessed returns (pushbacks), in order that the foreseen by law penalties are imposed and similar behaviours are avoided in the future. The allegations on the breach of the principle of non-refoulement do not meet reality and in fact undermine the work of the Hellenic police at the operational border areas.”


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