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The Fez and the Ottoman Path to Modernity

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L’ascesa e declino del fez, il copricapo cilindrico di feltro, è strettamente associato agli sforzi di modernizzazione dell’Impero Ottomano nell’Ottocento, come racconta un articolo di Fashion History.

Originario del Maghreb, il fez venne adottato dal sultano Mahmud II dopo il “Fortunato Incidente” con cui eliminò il corpo dei giannizzeri e creò un esercito organizzato all’europea. Parte della nuova divisa, e indossato anche dal sultano nella sua comunicazione pubblica, il copricapo venne imposto a tutti i funzionari ottomani, senza distinzione né di ranghi né di religione: divenne quindi un simbolo della nuova identità comune che, nelle intenzioni dei riformisti, doveva unire tutti gli abitanti dell’impero. Il fez venne effettivamente adottato con entusiasmo dall’elite sociale e culturale che abbracciò i nuovi ideali “ottomanisti”; venne invece contrastato, almeno all’inizio, dai conservatori, che lo indossavano attaccandoci attorno una pezza di tessuto, come per riprodurre un turbante. Fu anche causa di contrasti economici: per soddisfare la domanda, i fez furono prodotti in fabbriche centralizzate, togliendo lavoro alle corporazioni artigiane legate al vecchio ordine. In seguito i fez furono importati dall’Europa, anche se dopo l’annessione asburgica della Bosnia (1908) la popolazione boicottò i cappelli prodotti in Austria. I diversi sultani del secolo promossero tipi diversi di fez, la cui evoluzione accompagnò il cambiamento delle loro politiche, che furono sempre più ostili alle minoranze e sempre più basate su uno sciovinismo a base turca e musulmana, che sarebbe poi culminato nei genocidi della Prima Guerra Mondiale. Nato come simbolo di riforma, il fez divenne un’icona della conservazione, finché nel 1925 Atatürk proibì di indossarlo.

For both Mahmud II and Mustafa Kemal, headwear reform was an essential first step towards a larger program of social restructuring. This was not a coincidence. Headwear, already politicised by the reactionary Ottoman regimes, could hardly have been depoliticised by the reformers. The transformations that Mahmud and Kemal envisioned were not merely political – they wanted to create new kinds of citizens with which to make a new social order. Headwear reform allowed this program to be insinuated directly into everyday life. Charged though they were with symbolic significance, the fez and the hat were also intimately personal objects. The citizen who put his new headwear on each morning and took it off each night bound up his own self-image with the reforming ideology of the state.

 


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