un sito di notizie, fatto dai commentatori

The Internet is Worse Than Ever – Now What?

0 commenti

Le persone si vedono sempre più spesso come parte di gruppi opposti tra di loro; la colpa di questa trasformazione viene data anche ai social media, che dividono, rendono più estremi e meno empatici, apatici, in fuga dal mondo reale.
Il video di Kurzgesagt spiega che i social media ed internet possono aver colpito il modo con cui i nostri cervelli funzionano, ma non nel modo che ci immaginiamo.


Secondo recenti ricerche la bolla di informazioni generata dai social media, quella per cui veniamo circondati da informazioni che ci piacciono e allontanati da quelle che non ci piacciono, è un mito; o meglio esiste, ma non ha questo grande impatto sulla nostra percezione del mondo.
Anzi, esporsi ad internet porta inevitabilmente a toccare opinioni diverse dalle nostre. Il posto dove siamo più ideologicamente isolati è invece la vita reale, dove il contatto con amici, colleghi e vicini è inevitabilmente meno variegato del mondo online.
Purtroppo il cervello umano non è stato pensato per percepire la vera natura della realtà, ma per mantenere strutture sociali, portandoci a tollerare anche aspetti sgraditi del proprio vicino, pur di rimanere all’interno della società; una tribù che lavora insieme sopravvive, una tribù divisa muore.
Venendo da un contesto simile ogni tribù riusce a trovare elementi in comune per convivere meglio: la religione, i costumi, il cibo, lo sport. Con l’ampliarsi delle società le differenze a cui doversi adattare sono aumentate, ma è sempre stato possibile trovare tratti in comune.

Poi è arrivato internet, portando il cervello a dover affrontare un problema che il video definisce social sorting; il nostro cervello non è capace di gestire la mole di disaccordo e informazioni discordanti presente su internet, e si sente obbligato a aggregare le persone per viste ed opinioni, come in tribù virtuali. Ma in queste tribù manca spesso il collante per farci sentire parte del gruppo, e quindi gli aspetti conflittuali diventano l’elemento principale che definisce il rapporto, e tutto quel che dice quella tribù viene automaticamente etichettato dal cervello come opinione sbagliata.
Analogamente, nei casi in cui troviamo elementi in comune le opinioni di questi ultimi diventano automaticamente buone e da difendere.
I social vogliono tenerci il più possibile online, la rabbia è l’emozione che ci porta a stare più tempo online, quindi i social tendono a spingere su questa opinione, generando maggior rabbia, maggior engagement, maggior radicalizzazione. Semplici opinioni diverse vengono quindi percepite come opposte, folli, distruttive.

Questo dissolve le fondamenta alla base della nostra società: se i nostri vicini sono cattivi e folli, come possiamo viverci insieme ?
Il video suggerisce un modo per mitigare questo imbarbarimento: tornare ad affrontare internet come era prima dei social, con i forum, i blog, dove il confronto con la controparte era più diretto, più serrato, più isolato; ed era più facile provare a capire se qualcosa della propria opinione era sbagliata, invece di limitarsi a cercare un nemico.
Questo approccio funzionava perché come villaggi virtuali i forum limitavano il confronto all’interno di un gruppo selezionato di individui con qualcosa in comune, permettendo nuovamente di trovare degli elementi coesivi, ed un confronto costruttivo.
Una soluzione per arginare il social sorting ed i danni che questo comporta può quindi essere estremamente semplice: limitare l’uso dei social e tornare a frequentare piccole comunità online, aiutando il nostro cervello a capire che siamo comunque parte della stessa tribù.

Il video si conclude promuovendo il sito www.groundnews.com che integra informazioni da più parti, provando ad aiutare a costruire un’opinione più informata e bilanciata.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.