A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina e della cyberwarfare collegata, la maggior parte degli osservatori ritengono ancora (come già ritenevano mesi fa) che la risposta di Kiev sul fronte cyber sia stata al di sopra di molte aspettative. Se seguite questa newsletter da tempo sapete che ho dedicato molte edizioni a questo tema (ad esempio: qua, qua e qua) e che le ragioni sono complesse e hanno anche a che fare con la diversa rilevanza dei cyberattacchi in un contesto di pace formale (sia pure percorsa da forti tensioni sotterranee), situazione in cui le aggressioni e incursioni informatiche raggiungono forse il massimo delle loro potenzialità, rispetto invece a uno scenario di guerra aperta in un territorio specifico.
Ciò detto, è tempo di bilanci. Cosa abbiamo imparato finora, sul fronte cyber, dalla guerra in Ucraina? Ad esempio che l’assistenza da parte di altri è stata fondamentale. A scriverlo è un report dell’Aspen Institute. “Una difesa cyber efficace e adattabile sarà essenziale nei conflitti futuri e quindi la capacità di fornire assistenza in materia di difesa informatica deve essere un aspetto centrale per la sicurezza nazionale. Esaminare come i partner dell’Ucraina le abbiano fornito assistenza per la difesa informatica può insegnarci a condurre con successo operazioni simili in futuro”, scrivono gli autori.
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