Yohji Yamamoto è uno stilista giapponese al quale è dedicata una retrospettiva nella Galleria di 10 Corso Como a Milano, intitolata Yohji Yamamoto. Letter to the future: la presenta Artribune.
La mostra è visitabile dal 16 maggio al 31 luglio 2024 e arriva dopo 13 anni dall’ultima esposizione dedicata al fashion designer da parte del Victoria & Albert Museum di Londra.
La carriera di Yohji Yamamoto è stata caratterizzata da un approccio all’avanguardia, profondamente influenzato delle estetiche giapponesi. Dopo essersi laureato in legge all’Università Keio nel 1966, Yamamoto ha intrapreso una strada completamente diversa, studiando moda al Bunka College of Fashion di Tokyo. Nel 1981, ha presentato la sua prima collezione a Parigi, che ha segnato un punto di svolta nella moda contemporanea. Yamamoto è stato parte della rivoluzione giapponese della moda negli anni ’80, insieme a designer come Rei Kawakubo e Issey Miyake. Le sue creazioni sono caratterizzate dalla fusione di elementi tradizionali giapponesi con un’estetica moderna. La madre di Yamamoto, Fumi, una vedova di guerra e sarta, è stata fondamentale per la sua identità creativa e la fondazione del suo brand, tanto che alcuni dei suoi capi più poetici sono ispirati direttamente a lei.
La mostra “Letter to the Future” ha un allestimento semplice, che mette in primo piano i capi d’archivio, senza artifici scenografici: con questi abiti lo stilista riflette sul corpo attraverso la loro struttura. I capi d’abbigliamento vengono trattati e pensati come sculture multiformi che nel corso delle stagioni passano dalla liquidità alla complessità, servendosi di pochi colori. In primis il nero, seguito da sprazzi di rosso bilanciati dal grigio e da più gradazioni di bianco.
Anche Vogue Italia presenta la mostra milanese dedicata allo stilista giapponese:
È qui che inizia il dialogo tra le riflessioni del designer sul senso del futuro, stampate a parete, e una selezione di capi d’archivio, allestiti su busti sartoriali “Bonaveri”, che dimostra il suo rapporto tra corpo ed abito nel superamento della dimensione cronologica. Nei suoi volumi non sembra esserci un’inizio e una fine, perché l’aria circola tra il corpo ed il tessuto e l’abito sembra respirare, senza le costrizioni di una forma predefinita. Quello che emerge da questa mostra tematica è infatti il rapporto tra corpo ed abito in cui Yamamoto insiste sul concetto di imperfezione accogliente per ogni forma, sperimentando tessuti e volumi, in un messaggio universale di libertà che guarda al futuro al di sopra del tempo.
Così RivistaStudio descrive Yamamoto:
Yohji Yamamoto è stato apostrofato in molti modi: poetico, visionario, anticonformista e avanguardista. Un non-tradizionalista senza compromessi, è stato in prima linea nella rivoluzione giapponese della moda nei primi anni ’80, insieme a Rei Kawakubo e Issey Miyake, che hanno introdotto modi completamente nuovi di vestire, decostruendo gli ideali estetici pregressi. Per tutta la sua carriera e ancora oggi, ogni volta che le sue collezioni sfilano a Parigi, il pubblico della moda percepisce il lavoro di un autore che difende nel tempo una visione che proprio dalle tempistiche della moda sembra rifuggire, rivendicando la propria autonomia e continuando a creare bellezza e senso.
Infine un paio di video per mettere a fuoco la figura di Yamamoto dal Victoria & Albert Museum (Yohji Yamamoto. Poet of black) e da The Business of fashion:
The Business of Fashion:
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