In un’intervista pubblicata su Scienza in Rete, gli economisti Mauro Gallegati e Andrea Roventini riflettono sul futuro dell’economia e sul ruolo che la politica dovrebbe esercitare nel processo di transizione a un nuovo modello di sviluppo che risulti sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale.
La crisi da coronavirus ha convinto la Commissione Europea a sospendere il Patto di Stabilità e Crescita per poter superare i vincoli di bilancio. Una volta usciti dalla crisi, dovrà essere ripristinato oppure è doveroso pensare ad altri tipi di approcci alla spesa?
Gallegati – Quando si aderisce a una Unione Monetaria si rinuncia a due strumenti di politica economica: il tasso di interesse e la svalutazione. In pratica, ogni paese rinuncia ad avere una sua propria politica monetaria e senza una politica fiscale comune i singoli paesi – soprattutto i più deboli – sono in balia dei mercati. L’euro come è oggi è una costruzione incompleta in quanto poggia solo sulla gamba monetaria. La BCE – dice la Corte Costituzionale Tedesca – non può continuare a comprare titoli di Stato al ritmo di Draghi, poiché di fatto sta monetizzando i debiti. Temo che siamo arrivati al limite di sopravvivenza dell’Unione: per gestire la crisi servono politiche fiscali. Quindi la crisi ci pone al bivio: o si cambia – e l’Unione si dota di una politica fiscale comune – o si rischia di compromettere l’unione monetaria.
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