Su suggerimento di @Ander Elessedil.
La particolarità delle elezioni americane del 2016 ha un’ulteriore possibilità di conferma se il candidato indipendente Evan McMullin conquisterà i grandi elettori in palio al candidato maggioritario nello Utah.
McMullin è un repubblicano che è sceso in campo, con pochissimo clamore, come contrasto al candidato ufficiale del partito. Il suo intento è quello di rappresentare i valori conservatori secondo lui non presenti in questa elezione.
Mormone, ex-operativo della CIA nella sezione di contrasto al terrorismo, ex-dipendente di Goldman Sachs e ex-funzionario del partito repubblicano, originario dello Utah. E infatti è proprio nel suo stato, patria dei mormoni, che ha le migliori chance.
Fino a qualche giorno fa la sua campagna era praticamente fuori dalle pagine dei media, fino a quando un sondaggio di una società di Salt Lake City l’ha posto come terzo incomodo nella corsa per i 6 voti dello Utah. E, dopo lo la tempesta mediatica sorta a seguito delle accuse di molestie sessuali rivolte al candidato repubblicano, le sue possibilità sono aumentate. Quasi tutti i politici più influenti dello stato hanno rescisso il loro appoggio a Trump o gli hanno chiesto di ritirarsi dalla corsa per la Casa Bianca. Per la comunità mormona è molto difficile votare per un tale candidato o per Hillary Clinton o Gary Johnson.
Le sue possibilità restano comunque ridotte e appese a pochi sondaggi beneauguranti. Per ora però è ancora poco conosciuto e i continui guai di Trump potrebbero giocare a suo favore. Sarebbe il primo candidato non repubblicano o democratico a conquistare dei grandi elettori dopo il 1968 quando George Wallace aveva corso come indipendente negli stati del Sud con un messaggio razzista e segregazionista, ottenendo 46 grandi elettori.
Immagine di Anthony Trueheart, CC BY 2.0, da Wikimedia Commons
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