Su suggerimento di @HugoFiala
Tysm.org traduce un’intervista ad Anselm Jappe fatta da Radio Zapatista nel dicembre scorso. Jappe fa parte del gruppo della Critica del valore (Werkritik), che riprende qusi in toto alcuni concetti marxisti, riutilizzandoli per analizzare la crisi del capitalismo – rileggendo la crisi dell’URSS secondo categorie marxiane “classiche”, ma riproposte con una lettura differente.
(…) Per molte persone una delle affermazioni più sorprendenti della Critica del valore consiste nell’affermare che il capitalismo è un sistema condannato alla sua stessa distruzione, un’affermazione che è stata sostenuta nel momento del collasso dell’URSS. Collasso o crisi terminale non vuole dire che tutto finirà in un giorno. Significa che il capitalismo è entrato da vari decenni in una fase di declino e che è andato via via perdendo la propria profittabilità, giacché esso consiste essenzialmente nel fatto di trasformare il lavoro – specificatamente il lato astratto del lavoro – in valore: valore che assume forma visibile nel denaro. Ma fin dall’inizio questo processo conteneva una contraddizione: solo il lavoro, nel momento della sua esecuzione, crea tale valore, ma la concorrenza spinge all’uso della tecnologia e ciò diminuisce la quota di lavoro vivo necessaria, e quindi riduce il valore.
Immagine by Denis Bocquet [CC BY 2.0] via Flickr.
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