Un breve articolo di Lewin Day su Hackaday ci parla delle attuali procedure in caso che qualcuno degli astronauti abbia la sfortuna di rimanerci secco.
Le missioni spaziali, sebbene generalmente sicure per gli astronauti, comportano rischi significativi, in particolare per i viaggi più lunghi sulla Luna, su Marte e oltre. Storicamente, solo 18 astronauti sono morti durante le missioni, spesso con conseguente perdita totale del veicolo spaziale e dell’equipaggio. Recuperare i resti da tali incidenti è difficile, poiché gli equipaggi di supporto in genere gestiscono queste emergenze come qualsiasi evento traumatico. Le missioni future presentano maggiori minacce, tra cui la possibilità di morte per cause naturali, incidenti o improvvisi problemi medici, lasciando i membri dell’equipaggio a dover affrontare la perdita.
Le procedure standard per la gestione dei decessi sulla Terra, come su aerei o navi, non sono fattibili nello spazio. Gestire un astronauta deceduto presenta molteplici problemi, tra cui decomposizione, rischio biologico e impatto psicologico sui membri dell’equipaggio sopravvissuti. La NASA e un’azienda di sepoltura ecologica, di nome Promessa, hanno proposto una soluzione che prevede un sacco per cadaveri in GoreTex per congelare e disidratare i resti nello spazio, riducendo al minimo i rischi e risparmiando spazio nel veicolo. Tuttavia, questo metodo non è mai stato completamente sviluppato per l’uso.
La NASA riconosce la necessità di preparare gli equipaggi a tali eventualità, conducendo esercitazioni chiamate “death sims” per aiutare gli astronauti a far fronte a tali situazioni. In casi estremi, le possibili azioni includono la sepoltura su un altro pianeta o lo scarico dei resti nello spazio. La morte nello spazio rimane una questione profondamente complessa, che comporta sia traumi emotivi sia sfide logistiche significative.
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