Su suggerimento di @Lowresolution
Ogni era tecnologica ha prodotto una sua idea di come funziona il cervello umano basata su quello che la tecnologia del tempo permetteva: un sistema idraulico nel ‘700, un meccanismo nell’800, un telegrafo nei primi ‘900 e ora un computer. Intorno alla metafora che il cervello funzioni sostanzialmente come un computer sono nate molte teorie e il movimento della singularity di Ray Kurzweil.
Lo psicologo americano Robert Epstein smonta questa idea in un lungo articolo su Aeon dove dimostra che il nostro cervello non è affatto una macchina che immagazzina e processa informazioni ma qualcosa di molto più complesso e sofisticato che cambia e si riconfigura in continuazione.
Immagine da Pixabay
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