Su suggerimento di @redshirecat
Se pensate che questa domanda sia insensata o la risposta ovvia e immediata, dovrete ricredervi: è infatti un problema che si sono posti astronomi come Keplero (parliamo di 400 anni fa), ma che ha trovato una soluzione solamente nel XX secolo.
In particolare, passò alla storia come paradosso di Olbers, grazie ad un fisico tedesco vissuto a cavallo fra ’700 e ’800 che si chiamava cosí di cognome e che risollevò la questione dopo decenni (precisamente nel 1823).
Ma in cosa consiste?
Il paradosso afferma che in un universo statico, omogeneo e infinito (cosí ce lo si immaginava fino alle scoperte di Hubble), lo spazio, e quindi anche il nostro cielo, dovrebbe sempre essere luminoso a causa dell’infinito numero di stelle: ogni linea visiva dello spazio osservabile dovrebbe incontrare in un certo punto almeno una stella (che ovviamente emette luce).
Ma noi sappiamo che la notte non è cosí. Perché?
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