Su segnalazione di @gP
Un articolo di Dirigenti Industria parla dei risultati delle analisi del Meritometro, strumento usato da cinque anni dal Forum della Meritocrazia in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, riportando le seguenti conclusioni:
Il Meritometro 2020 tratteggia, quindi, un Paese fermo anche sul fronte della meritocrazia. Pur in questa stasi, qualcosa si muove, ma troppo lentamente (si vedano i risultati sulle pari opportunità). Negli ultimi cinque anni le nostre performance sono aumentate di meno di un punto percentuale, inchiodandoci all’ultima posizione in classifica. Un incremento troppo marginale per permetterci di recuperare i nostri storici gap. Servono, invece, scelte coraggiose e investimenti mirati da indirizzare prioritariamente su quei pilastri (in primis l’education) in grado di generare innovazione e crescita.
Ma, curiosamente, proprio in questo periodo emergenziale, si moltiplicano gli attacchi al merito. La retorica anti-meritocratica – che trova spazio anche su importanti quotidiani nazionali – in buona sostanza, individua nel merito la principale causa di diseguaglianze crescenti nell’economia e nella società. Niente di più lontano dalla realtà. L’Italia è intrappolata in una melassa “mediocratica” che penalizza i migliori, che alla fine emigrano, e non garantisce pari opportunità, proprio perché i meccanismi di promozione sociale prevalenti sono le relazioni e l’appartenenza piuttosto che il merito e la competenza. E i numeri sono lì a dimostralo. Il ranking dei paesi meritocratici è, infatti, perfettamente sovrapponibile a quello dei paesi caratterizzati da migliori performance in termini di benessere, pari opportunità, sostenibilità, sicurezza, misurati dal Better Life Index di OCSE.
Su Il Sole 24 Ore, inoltre, si propone una ulteriore analisi a questa situazione del Bel Paese.
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