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La musica e i cartelli della droga in Messico

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Su Doppiozero, Corrado Antonini provare a tracciare i lineamenti della cosiddetta narcocultura, il singolare incontro fra musica, narrazione e criminalità organizzata che caratterizza il Messico settentrionale.

Uno dei canali di espressione più curiosi della narcocultura sono le telenovelas, esemplificate da La Reina del Sud, personaggio ispirato ad un romanzo di Arturo Perez Reverte:

Un minuto e quindici secondi dentro la telenovela e già la vita di Teresa Mendoza è a un punto di svolta. Bisogna premettere che Teresa Mendoza vive a Culiacán, stato di Sinaloa, in Messico, uno dei centri del narcotraffico, e che ha per fidanzato un tale che si occupa di trasportare droga per conto di un cartello di narcos. Ogni volta che ti squilla il cellulare, se hai un fidanzato del genere, è legittimo avere un tuffo al cuore. Siccome nelle telenovele la vita è sovente rognosa, bisogna anche sapere che il cellulare che suona non è quello personale di Teresa, ma un secondo che il fidanzato le aveva affidato tempo prima con un’avvertenza: se suona questo, di cellulare, è per darti notizia che sono morto, e allora inizia a correre, perché stanno per venirti a prendere.

La narcocultura però si realizza principalmente attraverso il corrido, una ballata di musica tradizionale messicana nata alla fine dell’Ottocento, e ora evolutasi in una miriade di sottogeneri:

Racconta le vicende degli eroi della frontiera, rivoluzionari alla Pancho Villa o semplici fuorilegge, figure capaci di accendere l’immaginazione del popolo offrendo, oltre all’irresistibile gancio di una narrazione epica, un senso di riscatto sociale. Il narcocorrido, accanto al corrido che mette in scena i migranti (due esempi su tutti: Corrido de Juanito, ormai oltre 500 milioni di visualizzazioni su Youtube, o El Inmigrante, entrambi del gruppo Calibre 50), al corrido religioso, al pornocorrido o al trapcorrido è una delle evoluzioni più recenti del corrido. Nel rispetto della tradizione magnifica le gesta dell’outsider, in questo caso il narcotrafficante, il fuorilegge moderno che si è sostituito all’eroe della rivoluzione o al bandito romantico.

Spesso i narcocorrido sono così dettagliati da descrivere personaggi ed eventi reali: se da un lato esaltano le gesta di delinquenti e criminali, possono dall’altro mettere in serio pericolo i musicisti che li suonano:

Molto si è letto negli ultimi anni delle spietate esecuzioni di cantanti di narcocorrido. Decine di cantanti ritenuti colpevoli di essersi associati a un dato cartello, giustiziati in modo sommario in una sorta di mattanza collaterale a quella dei narcos. Detto questo, e a prescindere dall’esasperazione delle gesta più brutali dei narcos, i narcocorrido continuano ad assolvere una funzione precisa nella difficile realtà di frontiera fra Messico e Stati Uniti. Lungi dal porsi come un monito al traffico illegale di stupefacenti e allo stile di vita che ne discende, il narcocorrido odierno, proprio come il corrido d’un tempo, capace di esaltare le gesta dei rivoluzionari e dei fuorilegge, assolve la funzione di ribaltare lo squilibrio di forza nei confronti dei gringos. Il narcotrafficante vi è sovente rappresentato come un eroe, il cui coraggio non mette dubbio, mentre il narcotraffico è percepito come una forma di resistenza e una via di riscatto, un’attività, in molti casi l’unica, capace di sovvertire, con la benedizione ultraterrena di Jesus Malverde, Santo Protettore dei narcos, una condizione di perenne sudditanza.


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