Custode delle tradizioni, strumento per salvare alcune aree dalla desertificazione sociale e imprenditore: quella del pastore è una figura complessa. Filippo Barbera e Luca Battaglini su Il Mulino ci raccontano di una scuola che si pone l’obiettivo di formare figure specializzate nell’ambito dell’allevamento estensivo di montagna.
In molte realtà italiane, soprattutto nelle aree interne, montane e insulari, la pastorizia svolge un ruolo di vero e proprio presidio territoriale e contrasta, con la sua presenza radicata e diffusa, i crescenti fenomeni di abbandono. Offrendo una forma sostenibile e autonoma di lavoro e reddito, la pastorizia contribuisce a tenere vivi e produttivi questi territori.
L’articolo parte da una carrellata degli impatti che la pastorizia ha sul territorio per arrivare a presentare la Scuola Nazionale per la Pastorizia, il cui obiettivo è quello di sperimentare nei territori provincie di Cuneo, Verbano Cusio Ossola e Pavia iniziative per l’inserimento lavorativo e l’accompagnamento all’impresa con particolare rifermento al settore agro-pastorale.
La Scuola ha una storia significativa e in qualche modo esemplare dell’innovazione istituzionale che può scaturire, se ben interpretata, dall’azione di «terza missione» dell’Università.
A differenza che in Spagna e in Francia, in Italia le scuole o i percorsi di formazione dedicate al pastoralismo sono distribuite a macchia di leopardo e perlopiù legate all’attività di associazioni presenti sul territorio.
L’articolo presenta quindi la Rete italiana della pastorizia e ne racconta le iniziative più strutturate.
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