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g/audio novembre 2022

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«Se mi chiedi cos’è, non lo saprai mai» pare abbia detto Louis Armstrong, chissà quando e chissà dove, a chi gli chiedeva una definizione di «jazz». Molto molto difficilmente sapremmo trovare una risposta migliore di questa. Una specie di Principio di indeterminazione di Heisenberg per cui più ti sforzi a definirlo, più il jazz scivola dalla presa e schizza via. Rimangono solo aree, gruppi, categorie molto ampie dove potremmo collocarlo.

Musica alta creata dal basso.

Musica per bordelli e per la Carnegie Hall.

Musica buffa per nonni buontemponi come Cab Calloway, quello di «heidi-heidi-heidi-oh», che però da giovane non disdegnava di piantare una coltellata al buon Dizzy Gillespie.

Musica suonata da vecchi perché in molti si sono fermati da giovani, quando morire di overdose non faceva di te una leggenda.

Musica morta perché passata dall’essere suonata bene in stamberghe illegali all’essere suonata male nelle sale d’aspetto dei dentisti («People wonder why jazz is dying. I’ll tell you, man – and every Starbucks “jazz” album just proves my point, really -…»).

Musica ancora viva perché il jazz nel frattempo si è infilato nei dischi di Kendrick Lamar.

E via di playlist jazz.


Le classifiche quando questo post è stato scritto (in grassetto le new entry rispetto alla volta scorsa):

Top 3 Album su Spotify Italia:

c@ra++re s?ec!@le, thasup
Sirio, Lazza
Midnights, Taylor Swift

Top 3 Album su Spotify Mondo:

Midnights, Taylor Swift
Un Verano Sin Ti, Bad Bunny
Harry’s House, Harry Styles

Top 3 Album su Album of The Year (con più di 10 recensioni):

Ants From Up There, Black Country, New Road
Reinassance, Beyoncé
Supernova, Nova Twins

 


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